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“Deficit di democrazia”: a Palazzo Carafa l’attacco di Mignone

LECCE – “Congelare i lavori dell’assise civica per così tanto tempo equivale ad anestetizzare l’esercizio quotidiano della democrazia, offrendo inevitabilmente la stura a strepitii, mugugni e malcontenti. Eppure le condizioni oggettive – anche dal punto di vista tecnologico – per sopperire a quella che si è poi rilevata una pesante assenza, c’erano tutte. Ma si è voluto far finta di nulla creando di fatto un disequilibrio istituzionale e un deficit di democrazia evidenti”. Un colpo in pieno volto. Ma a sferrarlo non è un esponente dell’opposizione ma il presidente del Consiglio comunale Carlo Mignone. Destinatario il sindaco Carlo Salvemini. Ma il j’accuse non finisce qui. Nella prima seduta consiliare “pandemica” svoltasi in forma mista (metà consiglieri in aula, l’altra metà in remoto) dopo oltre due mesi di assenza regala diverse sorprese. In apertura dei lavori Mignone coglie l’occasione per lanciare messaggi più o meno espliciti a chi di dovere. Non solo al primo cittadino ma anche al suo vice, Alessandro Delli Noci, titolare della delega al Personale di Palazzo Carafa. Il Presidente dell’assemblea ha chiesto che l’Ufficio del Consiglio comunale venga messo “realmente nelle condizioni di poter operare per garantire il buon andamento dei lavori delle Commissioni consiliari e della civica assemblea. Non si tratta di una richiesta a titolo personale, visto che il sottoscritto ha dato ampia dimostrazione in più occasioni di essere al servizio disinteressato di questa Amministrazione e, di conseguenza, dei cittadini leccesi. E’ a questi ultimi che occorre dare una risposta. Per far sì che partecipazione e trasparenza non restino solo termini vuoti ma diventino effettivi e concreti segnali di cambiamento nei confronti  della nostra comunità che chiede a gran voce di essere ascoltata”. Un altro affondo condito dalla denuncia di evidenti carenze organiche. Un assist al bacio non sfruttato appieno dai consiglieri di centrodestra al di là delle dichiarazioni di prammatica. Saverio Congedo ha parlato di “atto coraggioso”  e di “irresponsabile silenzio in questi due mesi della maggioranza: il ruolo di proposizione, controllo e indirizzo del Consiglio è stato letteralmente imbavagliato”. “E’ stata calpestata la dignità di questa assise e del ruolo del Presidente”, ha aggiunto la senatrice Adriana Poli Bortone. La risposta secca e puntuale è giunta dal sindaco Salvemini. “Abbiamo sempre garantito la massima trasparenza nell’esercizio della sua funzione. Certo le difficoltà sono note a me e gli uffici, sono le stesse che viviamo ogni giorno in tutti i settori della vita politica e amministrativa dovuta all’impoverimento della pianta organica per vincoli bilancio, al pensionamento di tanti dipendenti, una situazione acuita con l’emergenza legata al covid-19, basti pensare che un dipendente su due lavora da casa”. “E in ogni caso – ha aggiunto Salvemini – chi frequenta il Comune dalla fine degli anni Novanta sa ben e che le dotazioni assegnate al consiglio comunale e ai gruppi sono sempre state le stesse: spazi ristretti, difficoltà tecnologiche e staff segreteria. Non possono certo migliorare in una situazione che invece è in peggioramento”. Dichiarazione che ha chiamato indirettamente in causa la senatrice Adriana Poli Bortone, sindaco di Lecce dal 1998 al 2007. “In bilancio – ha ricordato l’ex sindaco – erano previste le dotazioni per il funzionamento dell’ufficio del presidente del Consiglio e i gruppi potevano contare su una segretaria”. Schermaglie. Poca cosa rispetto all’attacco di Mignone. Che non è servito forse ad aprire una crepa nella maggioranza (non era certo questo il suo obiettivo) ma quantomeno a suonare la sveglia a Palazzo Carafa.

Una cosa è certa: a partire da lunedì lo svolgimento delle Commissioni consiliari verrà garantito via streaming. Una modalità mista tra consiglieri in aula e altri davanti al pc, già sperimentata (con alterne fortune) nella seduta odierna del Consiglio comunale.