“Medici, infermieri e soccorritori del Fazzi senza dpi adeguati”
LECCE – Mancano le adeguate protezioni per medici, infermieri e soccorritori del 118 dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. È la denuncia del consigliere comunale di Lecce Andrea Guido che condivide, anche sulla propria pagina Facebook, le immagini di operatori sanitari attrezzati con dispositivi di protezione ricavati da buste di plastica e sigillati con nastro adesivo.
“Vengono trattati in questa maniera gli eroi del Covid salentino – continua – costretti ad usare materiali e mezzi di fortuna per sostituire dispositivi insufficienti o inadeguati alle esigenze”.
Il timore del vicepresidente del consiglio comunale è che possa verificarsi un contagio multiplo simile a quello accaduto al Policlinico Riuniti di Foggia, in cui 14 tra medici e infermieri hanno contratto il virus contemporaneamente, anche se causato da una diagnosi di negatività di un paziente.
Da tempo il personale dell’ospedale leccese fa richiesta di applicazione delle norme di massima sicurezza per tutelare la propria salute come da protocollo nazionale sottoscritto con il Ministero della salute. “Nessuna risposta è mai arrivata – specifica Guido – e nessun segnale che possa far prevedere un adeguamento in tal senso. Qualcuno addirittura parlerebbe di rimproveri e minacce di licenziamento per tutti coloro che esternano lamentele e inoltrano istanze alla Direzione Generale”.
Nella nota si lamenta la mancata riconoscenza della città nei confronti di chi, con sacrificio quotidianamente profuso, rischia la vita stessa: le mascherine a disposizione sono inadeguate, mancano i guanti e dove disponibili non risultano idonei, i calzari distribuiti sono inutilizzabili perché troppo piccoli e le tute protettive si lacerano con grande facilità.
“I professionisti sanitari impegnati in prima linea, sono esposti al rischio di infezione e a un sovraccarico emotivo enorme – aggiunge Guido – la carenza di adeguati dispositivi di protezione individuale, è pertanto una meschinità perpetrata nei loro confronti”.
Facendo riferimento a quanto esposto dall’Organizzazione Mondiale della sanità, Guido rammenta che solo attraverso adeguata protezione è possibile mettere in sicurezza il personale sanitario. E punta il dito su dirigenti e datori di lavoro che “devono garantire l’adozione di misure precise e in quantità sufficiente per chiunque abbia contatti con pazienti con diagnosi di infezione da Covid-19 o che si sospetti possano essere positivi al virus”.
“Ma a Lecce – conclude – e, a quanto pare in molte altre città pugliesi, questo è rimasto solo sulla carta. Al Fazzi, come dimostrano le foto, i dispositivi, sono “fai da te”.