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“Serve un indennizzo per le perdite rispetto all’anno precedente”

“Siamo in una fase delicatissima dell’emergenza. Tra 20 giorni si spera che riprenderanno le attività con tutte le dovute precauzioni sanitarie e organizzative. Usciamo da 60 giorni di mancati ricavi per la maggior parte delle Aziende. Non è colpa degli imprenditori se non hanno fatturato in questo periodo, ma il Governo ha disposto la chiusura delle attività per una esigenza sanitaria strutturale. Ora, non si può chiedere agli stessi Imprenditori per riparare alla mancanza di ricavi di indebitarsi ulteriormente per rimanere in vita. Le Aziende vanno indennizzate per il periodo di chiusura, con un indennizzo commisurato alle perdite registrate rispetto all’esercizio precedente.

Molte, poi, sono le perplessità in merito alla commissione istituita per aiutare la ripartenza economica e sociale del paese: 17 membri – numero troppo elevato per decidere qualcosa – di grande competenza, illustri accademici, esperti di grande rilevo. Ma una domanda sorge spontanea: e gli imprenditori? Le associazioni datoriali? Le parti sociali? Gli attori principali che rappresentano il tessuto economico produttivo di questo paese, che si confrontano tutti i giorni con i problemi reali delle imprese e dei lavoratori, che sono coloro che dovranno praticamente far ripartire questo paese, perché non fanno parte di questa commissione?

Ma cosa chiediamo come associazione di categoria?  Chiediamo Indennizzi per i mancati ricavi a fondo perduto per tutti i settori produttivi; operatività immediata delle disposizioni del decreto dell’8 aprile, le banche non sono ancora pronte per erogare i prestiti; blocco di tutti gli adempimenti fiscali e contributivi per tutto il 2020; cConsentire ai ristoranti di vendere piatti pronti da asporto nel rispetto delle norme igienico/sanitarie; consentire ai bar, ristoranti e pubblici esercizi l’utilizzo degli spazi all’aperto (per mantenere il distanziamento sociale) davanti ai propri locali a zero costo di occupazione di suolo pubblico; costruire piattaforme Web locali per rilanciare i negozi di vicinato di tutti i settori merceologici; prorogare la cassa integrazione per altre 9 settimane perché non tutte le attività potranno ripartire subito; riaprire le attività che si svolgono all’aperto, come ad esempio la manutenzione giardini, le manutenzioni straordinarie di immobili, edilizia; riaprire i cantieri pubblici e far partire anche quelli già programmati (vedi 275).

Sarebbe un imperdonabile errore se il Governo non tenesse il turismo al centro delle strategie per il rilancio dell’economia Italiana alla fine dell’emergenza epidemiologioca in corso. La Puglia conta 120.000 addetti e circa 26.000 imprese nel comparto turistico a cui si aggiungono quelli legati all’indotto diretto con i segmenti della cultura, balneazione, intrattenimento, agenzie viaggio e tour operator e noleggio auto. A queste andrebbero poi sommate le cifre dei trasporti, dei servizi alla persona, attività commerciali che pure influiscono sul settore turistico. Un potenziale occupazionale che rappresenta il 15% del Pil regionale e migliaia di posti di lavoro che conferma il traino che il turismo ricopre nell’economia regionale.

Nella sola provincia di Lecce i numeri sono altrettanto importanti. Parliamo di 9313 imprese con una incidenza di addetti si quasi 20.000 unità che sviluppano un valore di fatturato di 601,60 milioni di euro circa il 10% del PIL provinciale se poi aggiungiamo le case vacanze, B&B non registrati in camera di commercio il valore sale di altre migliaia di euro. La stagione purtroppo è compromessa. In un clima di incertezza e di paura, chi andrà in vacanza? Al momento è difficilissimo fare previsioni per l’attuale stagione, bisognerà già pensare alla prossima, per questa che è alle porte ci aspettiamo un turismo di prossimità o al massimo nazionale, grazie anche al fatto che nella classifica del turismo straniero del Touring Club Italiano la Puglia risulta al sestultimo posto con il 23,4% dei flussi internazionali.

In questi giorni ho letto di tutto, sul distanziamento sociale; gabbie roventi in plexiglass per gli ombrelloni a mare per esempio. Innanzitutto, bisognerà aspettare che gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità dettino le linee guida valide per tutto il territorio Nazionale, dopodiché a livello locale ognuno può organizzarsi nel miglior modo secondo la propria organizzazione aziendale. Immagino il turista che arriva in un albergo ed entra in camera vuole essere certo che sia stata sanificata. Si può pensare per esempio ad un protocollo standard di categoria scritto sulla base delle linee guida del Istituto Superiore di Sanità dove gli associati Confcommercio-Federalberghi possono utilizzare il sigillo fuori dalla porta per garanzia di sicurezza sanitaria.Diverso sarà per le aree comuni dove si dovrà prevedere una sanificazione ad ogni utilizzo degli spazi. Poi c’è la teoria del Prof. Giulio Tarro il quale sostiene che  Il virus non ha vita facile con il sole, l’acqua salata e la salsedine, e noi di sole acqua salata e salsedine ne abbiamo a volontà”.