LECCE – “Ti penetro a coltellate”, “Ti sputo in faccia”, “Ti prenderei a coltellate”, “Sei un’anoressica”, “Sei solo un boiler”. “A zoccole, ve devono sparà a tutte“. Sono solo alcune delle frasi agghiaccianti che compaiono in un gruppo pubblico su Telegram del quale fanno parte quasi trecento persone, fra cui anche alcuni giovanissimi leccesi. Si chiama cyber-shaming. E’ il nuovo deprecabile e assurdo fenomeno che sta contagiando – ahimé – tantissimi adolescenti che navigano sul web. Funziona così: si prende di mira una persona minacciandola, insultandola, scagliandole contro ogni tipo di offesa gratuita fino al punto da farla vergognare per poi metterla alla berlina pubblicando foto e video che inneggiano allo stupro e alla violenza fisica e psicologica. Un pericolosissimo fenomeno da bullismo via social che purtroppo sta prendendo piede anche a Lecce e che sta coinvolgendo anche giovanissimi di 12-13 anni. Protagonisti un gruppo di ragazzini che hanno scelto il canale Telegram per creare un gruppo ad hoc prima di passare all’azione puntando l’indice su coetanei e coetanee (soprattutto) che hanno un profilo su Instagram, ricoprendole di frasi volgari non prima di aver acquisito – anche in maniera fraudolenta – la foto pubblicate sui social. A denunciare questo squallido scenario sono stati alcuni ragazzi del Liceo Pietro Siciliani, una scuola prettamente composta da studentesse. L’allarme è già scattato. “Ci sono arrivate, nelle ultime ore, centinaia di segnalazioni di gruppi, canali, bot di Telegram (una applicazione di messaggistica istantanea) in cui vengono pubblicate foto di nostre coetanee e di minorenni (anche di 12-13 anni) senza il loro consenso, reperite dai propri profili Instagram, anche privati. Addirittura, nei gruppi viene specificato il nome dell’utente in foto. Ognuna di queste foto è commentata con offese squallide, degne di menti perverse, in cui si istiga alla violenza ed all’omicidio, giochi e classifiche per individuare “la più stuprabile”.
I committenti sono pedofili che si nutrono della depravazione di ragazzini per arricchire i loro archivi ed esporre queste ragazze al pubblico ludibrio.
Fermare quest’attività è molto difficile poiché, appena si riesce a segnalare e quindi fare chiudere un canale ne spunta subito un altro a cui si iscrivono migliaia di utenti.
Frasi come “ti penetro a coltellate”, “ti punto una pistola in faccia”, “ti prendo a sberle fino a decapitarti” sono la norma. “Far finta di niente e girarsi dall’altra parte – denunciano gli studenti – è criminale. Tutte le ragazze, anche le nostre sorelle, amiche, cugine potrebbero essere potenzialmente bersaglio di cybershaming. Fra le vittime, ragazze coraggiose hanno denunciato pubblicamente la vicenda e molte hanno passato una giornata al telefono con noi. Abbiamo parlato con tantissime persone e raccolto grazie a loro una grande quantità di materiale che metteremo a disposizione delle autorità competenti. Ma sono ugualmente tante quelle che invece non hanno questa forza e non sanno reagire a questa violenza gratuita. Per questo, chiediamo ad ogni studente di unirsi alla nostra indignazione e fare propria la nostra battaglia: i responsabili devono essere puniti in maniera esemplare”. “Siamo schifati da ciò che sta accadendo – affermano i rappresentanti di Azione Studentesca – ci facciamo portavoce dell’indignazione dei tantissimi coetanei che abbiamo ascoltato in questi giorni e che ci hanno chiesto di non fermarci. Non ci fermeremo. Denunceremo queste vicende abominevoli a tutti i livelli. Nei prossimi giorni chiameremo associazioni e rappresentanti degli studenti di tutta la provincia affinché si possa creare una rete capace di contare su decine di migliaia di persone. Alle ragazze che si sono trovate in questo inferno vogliamo assicurare che non sono sole, che nessuna di loro deve avere vergogna e imbarazzo perché quello che è successo non è una colpa imputabile a loro in alcun modo ma è piuttosto un atto di una gravità inaudita. Alle loro famiglie consigliamo di aiutarle a denunciare e chiediamo l’immediato intervento delle scuole e delle Istituzioni”.