Ecco il Dea, tra anomalie, ritardi e soluzioni-tampone
LECCE – Inaugurare è facile, soprattutto se dietro l’angolo ci sono appuntamenti elettorali. La storia del Dea, il Dipartimento di Emergenza e Accettazione, presenta un’anomalia di fondo, al di là di sorrisi, entusiasmi e promesse: non è ancora completamente pronto. O meglio, lo sarebbe se fosse entrato in funzione con l’ossigeno a disposizione del reparto di Terapia intensiva. Quaranta i posti pronti da occupare. Ma qualcosa non è andata per il verso giusto. Ad accendere i riflettori su questa intricata e delicata vicenda è stato Sanitasalento.net, un giornale on line molto attento alle dinamiche sanitarie che ha ripercorso quanto avvenuto negli ultimi tempi dopo aver analizzato, studiato, osservato e scavato in profondità, provando a sciogliere i nodi di questa delicata matassa.
“A dicembre – si legge sul giornale diretto da Roberta Grima – erano pronti i locali, ma si dovevano effettuare verifiche e collaudi anche del serbatoio criogenico. Ad ogni modo avremmo avuto già da febbraio 40 posti letto tra terapia intensiva e sub intensiva pronti”. E invece il trasferimento nella nuova struttura resta ancora congelato. Almeno fino a domani. Perché? Cosa è accaduto nel frattempo? L’azienda che avrebbe dovuto montare il nuovo serbatoio di ossigeno nel Dea, in sostituzione di quello già esistente, “è impegnata al Nord in altri nosocomi e pertanto non sarebbe in condizione di installare un nuovo serbatoio”, nonostante le rassicurazioni, messe nero su bianco con un’ordinanza, del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. La ditta, infatti, ha assicurato il trasferimento del serbatoio al Dea nel giro di una ventina di giorni. Troppo tempo per tamponare una situazione di emergenza sanitaria come quella che sta vivendo tutto il Paese. Ad ogni buon conto, il gran giorno sembra essere arrivato. Domani, giovedì 19 marzo, la struttura verrà aperta. Con tutte le perplessità annesse e connesse. Per aggirare il problema – secondo Sanitasalento,net l’impresa, non potendo intervenire, “avrebbe sub appaltato i lavori per collegare il serbatoio dei gas medicali del Vito Fazzi già esistente al vicino, ma non vicinissimo, Dea”. Cosa succederà in buona sostanza? Semplice: l’ossigeno che viene utilizzato al momento per il reparto di terapia intensiva del Fazzi e del Polo oncologico dovrà essere convogliato pure al Dea. E così i gas medicali verranno suddivisi in tre strutture sanitarie: l’ospedale Vito Fazzi, l’oncologico Giovanni Paolo II e, appunto, il nuovo Dea. E’ del tutto evidente che si tratti di una soluzione-tampone e che la capienza del serbatoio sarà limitata rispetto alle iniziali previsioni.
Comunque sia, la struttura, una volta a regime – secondo quanto previsto – dovrebbe accogliere in questa fase 160 posti letto dedicati al Covid 19. Come detto sarà aperta con ogni probabilità – ma solo parzialmente – nella giornata di domani. Una notizia che non stempera le frecciate lanciate dal centrodestra che punta l’indice contro il presidente della Regione Puglia e assessore alla Sanità Michele Emiliano.
Nel mirino finisce l’ordinanza numero 174 con la quale “Emiliano ha impedito, di fatto, l’avvio del Dea il 28 febbraio scorso. Una decisione gravissima perché la Puglia avrebbe potuto contare fin da allora di una struttura di 300 posti letto (40 di terapia intensiva). Avremmo avuto già in funzione un Dipartimento completamente dedicato ai pazienti Covid-19 e avremmo assicurato non solo le prestazioni di altra natura in altre strutture ospedaliere (in questo momento in Puglia sono bloccate le prestazioni di diagnosi e cura per altre patologie), ma soprattutto percorsi e spazi separati che sono invece veicolo di contagio. Infatti, tutto ciò ha comportato una promiscuità di interventi che ha determinato la contaminazione di importanti strutture sanitarie”. “Per questo – conclude la nota dei consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Erio Congedo, Giannicola De Leonardis, Luigi Manca, Renato Perrini, Francesco Ventola e del capogruppo Ignazio Zullo – riteniamo scandaloso che per questioni amministrative che appaiono pasticciate e che ben potevano essere affrontate a fine emergenza, ad oggi il Dea di Lecce non è ancora fruibile, mentre si spettacolarizza la riconversione Covid-19 di Asclepios e del Miulli e contemporaneamente implodono i reparti di rianimazione degli altri ospedali e nel mentre pazienti programmati per interventi di tumori vengono chiamati per essere rinviati a data da destinare”. La replica del Governatore pugliese, immaginiamo, non si farà attendere.