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Giorgia, “nessun rigetto ma valori delle analisi alterati”

PITTSBURGH (USA) – Giorgia, la bimba salentina affetta da Sindrome di Berdon è tornata in ospedale, dopo un brevissimo periodo a casa, la scorsa domenica. L’ingresso d’urgenza al pronto soccorso del Children’s Hospital di Pittsburgh si è reso necessario a causa di forti nausee, emesi e malessere generale importante.

La biopsia di controllo eseguita sulla piccola subito dopo il ricovero ha confermato fortunatamente assenza di rigetto e di infezioni. ”Purtroppo una copiosa perdita di liquidi dal sistema di alimentazione artificiale di Giorgia, ha complicato il quadro generale”, ha spiegato tuttavia la mamma Elisa nell’ultimo video-aggiornamento postato sulla pagina Facebook dedicata alla figlia.

La piccola è spossata, l’intestino trapiantato sta “lavorando” troppo a differenza dello stomaco che invece non funziona ancora come dovrebbe. “I medici non mi hanno detto molto in realtà e aspetto un nuovo consulto. I valori delle analisi, a parte la biopsia, sono tutti alterati e probabilmente la terapia farmacologica andrà rivalutata ed è possibile che aggiungano dei  nuovi farmaci. Sicuramente Giorgia dovrà rimanere sotto osservazione per almeno due giorni, poi vedremo il da farsi. Non sta bene e oggi è una giornata molto difficile”.

Dal trapianto multiorgano al quale è stata sottoposta a novembre, la piccola è tornata a casa soltanto due volte e per pochissimo tempo. Il processo di guarigione è molto lento e spesso si verificano complicazioni, anche molto gravi, causate anche dalla necessità di mantenere basse  le difese immunitarie limitando il rischio di nuovo rigetto.

Eppure Elisa ha trovato il tempo per esprimere vicinanza e affetto per il suo Paese, colpito dall’emergenza Coronavirus. “Sono molto in pensiero per la mia famiglia e i miei amici, ma sono certa che l’Italia troverà il modo per superare questa crisi. I sistemi di prevenzione sanitaria adottati dal Governo italiano, per noi sono la prassi perché Giorgia è immunodepressa e dobbiamo seguire un protocollo molto preciso, soprattutto dopo il trapianto”.

In America non c’è ancora alcuna emergenza, nessuna disposizione è stata divulgata e si è cominciato a parlare dell’epidemia soltanto ieri, alla notizia della dichiarazione di allerta rossa del premier Conte. I casi accertati di contagio sono molto pochi anche perché  “ogni tampone ha un costo di oltre tremila dollari e le assicurazioni sanitarie non coprono la spesa. Esiste soltanto un ufficio governativo in grado di eseguire il test, quindi di solito viene eseguito solo su persone che in realtà sono già in ospedale e in gravi condizioni. I dati sul contagio non sono reali”.

Elisa invita a rimanere in casa, fare il sacrificio di limitare la propria vita sociale per il bene di tutti e soprattutto a non lasciarsi prendere dal panico. “Vorrei tanto poter essere d’aiuto e mi sento piccola, piccola all’idea di ciò che state affrontando. Forse per me è facile parlare perché sono lontana, ma voglio solo dirvi che pur con delle limitazioni si può fare in modo di vivere il più normalmente possibile. Incrocio le dita per tutti”.

Invita all’ottimismo, ad approfittare dei questa situazione per condividere il proprio tempo con la famiglia, per riprendere fiato e magari occuparsi di quelle piccole cose della vita quotidiana che spesso dimentichiamo.

 

Elisa dice che possiamo superare tutto e se lo dice proprio lei, non dovremmo avere più alcun dubbio.