Canta una canzone e riporta al sorriso un’anziana amnesica
Un approccio empatico nei confronti di un ammalato, spesso sortisce effetti paragonabili ad una terapia farmacologica tradizionale. Di questo è convinto il dottor Antonio Marzo che sul profilo Facebook ha raccontato un episodio accaduto qualche notte fa, nel pronto soccorso del Vito Fazzi di Lecce.
Accompagnata dalla figlia arriva una donna anziana febbricitante, disidrata, in anamnesi di decadimento cognitivo con amnesia. La figlia dispiaciuta riferisce che la madre non ricorda nemmeno il suo nome.
“La teniamo in osservazione prima che salga su in reparto. Per fortuna c’è il posto disponibile. Osserva l’ambiente silenzioso, illuminato, senza proferire parola o lamento. Tende ad addormentarsi, ma crudelmente la risvegliamo per controllarne la vigilanza. Sorride. Non sa a chi, ma sorride. Percorro il lungo corridoio del reparto e involontariamente comincio ad intonare a voce alta il ritornello di una canzone degli anni ’80, di cui non conoscevo neppure il titolo. Una , due volte sempre lo stesso” – scrive il dottor Marzo.
Poco dopo una collega riferisce al dottor Marzo che la signora ha intonato proprio quel motivetto. Il medico incredulo fa rientro nell’ambulatorio, riprende a cantare dolcemente il ritornello. Guardato con sospetto dalla signora riesce nell’intento di farle accettare l’invito a cantare insieme, sorprendendo tutti. “La medicina non è solamente diagnosi e terapia, ma è tanto altro che va oltre la fredda comunicazione di diagnosi, di terapia, di ricovero, di guarigione, di morte.”
L’anziana donna sorride ed è più serena, tanto che al momento dei saluti prima del trasferimento in altro reparto, rivolge un saluto a tutti.
“Sono bastati pochi istanti, un atto terapeutico diverso usato off-label per rendere migliore la permanenza in ospedale. Le abbiamo dato l’opportunità di ritrovare e magari ringiovanire per un istante la sua memoria ormai logorata dall’età e di riportarla a quei tempi che forse hanno segnato un bel ricordo nella sua vita”
La canzone in questione è “La carezza della sera” del 1978, un grande successo dei New Trolls. Una scelta casuale, ma incredibilmente perfetta.
Un gesto semplice, ma carico di significato, che conferma quanto fondamentale sia entrare in sintonia con il paziente, ancor prima di procedere con le terapie del caso. “Che sia di auspicio per aumentare la sensibilità alla umanizzazione delle cure” .