BARI – Coldiretti Puglia torna a chiedere di destinare i fondi Cipe principalmente ai sostegni ad agricoltori e frantoiani che da 6 anni non possono produrre. Una richiesta avanzata nel corso dell’incontro costruttivo convocato dal Ministro delle Politiche Agricole Bellanova a Roma per un opportuno e utile confronto sulla bozza di Piano di riparto dei 300 milioni per ricostruire il patrimonio olivicolo distrutto dalla Xylella nell’area infetta, prima che si riunisca la Conferenza Stato – Regioni.
“Abbiamo chiesto al Ministro Bellanova di aumentare le risorse da destinare agli olivicoltori con gli interventi compensativi sulle calamità naturali e sulla sottomisura 5.2 del PSR e di raddoppiare i fondi a disposizione dei frantoi per consentire una adeguata ripartenza”, ha detto Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, a capo delle delegazione che ha partecipato all’incontro a Roma.
“Sia sulla pratiche per la calamità naturale che per la 5.2 del Psr ci vorrà la massima semplificazione e una macchina burocratica regionale snella e veloce, altrimenti passeranno anni prima che gli agricoltori riescano a ricostruire il proprio futuro imprenditoriale”, ha precisato Muraglia che ha sottolineato ‘l’importanza di una spesa di fondi oculata con una governance pressante a regia Ministeriale”.
Sul fronte frantoi, sono complessivamente 491 le strutture di trasformazione operanti nel Salento, di cui 251 nella sola provincia di Lecce, altri 143 si trovano nel territorio di Brindisi e 97 in quello di Taranto e nel Piano Centinaio, approvato il 13 febbraio 2019 in Conferenza Stato – Regioni, è stato fatto un preciso riferimento al sostegno all’ammodernamento degli impianti di molitura e a supporto della dismissione e diversificazione parziale o totale degli impianti, come richiesto da Unaprol e Coldiretti, a cui va data oggi sostanza.
“Per il contenimento dell’insetto vettore e i monitoraggi – ha aggiunto il presidente di Coldiretti Lecce, Gianni Cantele – la Regione Puglia deve contribuire a trovare le risorse, battendo anche cassa a Bruxelles, considerato che da Brindisi a Santa Maria di Leuca ci sono 100 chilometri di patrimonio olivicolo devastato, dove dal 2015 non vengono effettuati monitoraggi, a seguito della decisione della Commissione Europea che ha previsto per i territori infetti in modo stabile il venire meno dell’obbligo degli abbattimenti e dei monitoraggi in un’area infetta di quasi 200mila ettari con 21 milioni ulivi”.
Nel Salento gli agricoltori sono senza reddito da 6 anni, si contano milioni di ulivi secchi, i frantoi sono stati svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, sono andati persi 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile – ricorda Coldiretti Puglia – se non si interviene con strumenti adeguati per affrontare dopo anni di tempo perduto inutilmente il ‘disastro colposo’ nel Salento.
“La posizione di Coldiretti rispetto ai Gal è nota, così come le risorse destinate al Dajs – ha insisto Cantele – risultano sproporzionate rispetto agli interventi diretti di cui sono destinatari gli operatori della filiera olivicola e olearia. Tra l’altro, senza i necessari provvedimenti ordinamentali regionali e nazionali, i reimpianti restano condizionati alle sole specie olivicole resistenti e così si vanificano progettualità e finanziamenti per la diversificazione delle filiere agroalimentari”.
Bene il finanziamento oculato della ricerca che però non deve disperdersi in mille rivoli – spiega Coldiretti Puglia – con il sostegno a progetti tanto creativi quanto fallimentari, come avvenuto negli anni scorsi. “La comunicazione – ha concluso il presidente Cantele – può essere utile a favorire comportamenti virtuosi nelle differenti aree e recuperare attraverso campagne mirate l’immagine di comparti produttivi lesi da quanto accaduto in questi anni”.