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Soli e autolesionisti: il dramma dei giovani sui social

Nell’era digitale, dei social, del “sempre connessi” i giovani sono soli.

I genitori sono più anziani, spesso separati, non sono più in gradi di essere un punto fermo per i figli che cercano sicurezze sul web che assume il ruolo di maestro-genitore. Sono sempre meno preparati ad affrontare i rapporti interpersonali e le problematiche relative alla propria crescita, anche nella sfera sessuale.

Tematiche delicate e importanti che verranno discusse nell’ambito del XIV Convegno di Medicina organizzato sempre dalla Fondazione Foresta Onlus, che si terrà a Lecce venerdì 29 novembre presso il Castello Carlo V.

Un quadro preoccupante della situazione dei giovani nella società di oggi, presentato stamane in conferenza stampa dal professor Carlo Foresta che ha condotto ricerche sul tema per oltre dieci anni nell’ambito del Progetto DigitPro – il Disagio giovanile e la sua Prevenzione – sviluppato dalla Fondazione Foresta Onlus.

Tra il 2017 e il 2018 sono stati anche raccolti alcuni dati tra la popolazione studentesca di diverse città italiane come Padova, Lecce, Napoli, Bari, Taranto. Attraverso alcuni questionari somministrati ad oltre diecimila giovani, è stato possibile delineare un disegno alquanto chiaro sulle loro abitudini, i comportamenti e loro problematiche.

Dallo studio dei dati ricavati, sono emerse diverse espressioni del disagio giovanile che, sintetizzando, possono essere così riassunte:

1. La frequente sensazione di solitudine descritta dai giovani, soprattutto dalle ragazze (36% nei maschi e 62% nelle ragazze)
2. Frequente ricorso all’assunzione di farmaci ansiolitici e antidepressivi (7% dei ragazzi e 13% delle ragazze)
3. Il continuo ricorso ad internet per socializzare, per informazioni sulla sessualità e per sex addiction
4. Disturbi della sessualità, molto più frequenti nei ragazzi (26% dei ragazzi e 7% delle ragazze)
5. Problematiche di disforie di genere (2,3%)
6. Manifestazioni di autolesionismo, soprattutto nelle ragazze (7% dei maschi e 20% delle ragazze)

Per sopperire a questo senso di solitudine, i giovani ricorrono sempre più spesso all’uso di ansiolitici ed antidepressivi, soprattutto le ragazze.

Alla base di questo disagio, è la trasformazione della famiglia e del suo ruolo, in aggiunta alla prepotente diffusione della società virtuale. Il nucleo familiare è composto da poche persone, sono poche le famiglie con più di un figlio. Inoltre i genitori spesso vivono separati e sono assorbiti dagli impegni lavorativi. Ne deriva una sofferenza emotiva impossibile da affrontare che si esprime con atti di autolesionismo. Provocare dolore sul corpo, mitiga quello provato nell’anima. I dati sono impressionanti, il 7% dei maschi, ma soprattutto il 20% delle ragazze, ha ammesso di aver avuto esperienze di autolesionismo alla domanda “Ti è mai capitato di praticare volontariamente tagli o ferite o altre lesioni sul tuo corpo?”. Una pratica che rischia di assumere le sembianze di una vera e propria dipendenza, come per le sostanze stupefacenti.

I ragazzi si rivolgo alla società virtuale per mancanza di un riferimento reale anche per ciò che concerne la sfera sessuale. Soprattutto i ragazzi, con una percentuale del 44%, ricorrono ad internet perché incapaci alla ricerca della sessualità reale. I danni sono diversi, come una riduzione del desiderio e in alcuni casi addirittura l’insorgere di disturbi della sessualità più complessi per il 26% dei giovani.

Un altro dato importante è riferito alla frequente problematica riferita alle disforie di genere. Una buona percentuale di ragazzi e ragazze intervistati, il 2,5%, si definisce transgender o gender-fluid, a fronte delle medie internazionali che si assestano tra tra lo 0,4 e 1,3%. Le differenze in questo caso però, dipendono soprattutto dalle modalità di rilevazione dei dati e la fascia di età presa in considerazione. In alcuni casi infatti sono dati estrapolati in centri specializzati in queste problematiche, e non tra la popolazione generale dei giovani. Il Centro di Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità non ha rivelato differenze sostanziali su scala regionale, in Italia si contano circa 400.000 mila persone transgender.
Dai questionari è emersa inoltre la profonda difficoltà dei giovani di relazionarsi con la famiglia e con la società. Il coming-out è un percorso ancora troppo complesso e doloroso da affrontare, mancano le figure necessarie a dare supporto, risposte adeguate, e gli strumenti adatti per affrontare i pregiudizi ancora troppo radicati nel nostro Paese.