“Anitya” e i misteri di Mazzotta: cosa c’è dopo la vita?
“La vita? Un evento inspiegabile. Forse. E il suo termine? La circostanza successiva ugualmente incomprensibile. Forse. Da qualunque verso li si voglia girare, gli enigmi restano irrisolti e circondati dal mistero. Ma se nessuno ha finora dimostrato la presenza di un eventuale “chi” o “cosa”, artefice dell’esistenza su questa terra. È altrettanto vero che nessun altro ha fornito prove evidenti su un probabile dopo”. E’ questo il “cuore” di “Anitya”, il quarto lavoro editoriale dello scrittore e giornalista Giuseppe Mazzotta, Il conto alla rovescia è già iniziato. Il libro verrà presentato durante le festività natalizie (la data non è ancora stata ufficializzata). “Il ramo della scienza più accreditato – spiega l’autore – tende ad escludere ipotesi trascendentali sul dopo vita; ma un altro settore, sempre della cosiddetta scienza ufficiale, controbatte che no, la vita non finisce con la morte fisica ma prosegue su altri piani. In questo senso basterebbe ricordare soltanto due nome: Raymond Moody, un medico psicologo statunitense, autore di best seller internazionali sugli stati di premorte. E la dottoressa Elisabeth Kubler Ross, una psichiatra svizzera, anch’essa autrice di libri sul dopo morte. Ma se la questione resta aperta e senza risposta per le discipline di studio, per la fantasia degli scrittori il quesito è risolto”.
Giuseppe Mazzotta, è uno scrittore leccese, già autore di tre romanzi: “Una farfalla sul vetro”, Raggio verde edizioni. “Hey Joe”, Del Bucchia edizioni e “Nero su bianco”, I libri di Icaro editore.
“Anitya” (Vj edizioni) è il suo quarto lavoro, un romanzo frutto di ricerche, considerazioni, ed episodi strettamente personali sui quali non vuole sbottonarsi, sembra invece essere certo sul proseguimento della vita una volta conclusa l’esperienza terrena. “Anitya”, dal sanscrito impermanenza, racconta la storia di un viaggio oltre frontiera. Un uomo, Joe, il protagonista, morto improvvisamente, catapultato in un ambiente indecifrabile, ostico, almeno nelle prime fasi. Un territorio incredibile, nel quale non esiste separazione ma unità con ogni elemento presente: forse la stessa cercata e mai veramente nel corso della vita materiale. Forse un sogno, un abbaglio dei sensi o forse qualcosa di più. Ma sarà proprio in quel non luogo, difficile e bello, per molti versi analogo a quello appena lasciato ma “potenziato” dalla perfezione cui segretamente ambisce ogni essere senziente, che con l’aiuto di un’affascinante ambasciatrice e dopo una serie di vicissitudini, entrerà in contatto con singolari analogie dietro le quali si nascondono risposte sul suo sé travagliato e sull’amore. Forse un affetto interrotto, non portato a compimento; ma come sottolinea lo scrittore, “nulla si perde: ogni cosa, ogni dissidio, sarà ricomposto alla fine del tempo”.
Fantasie di uno scrittore. Certamente, ma chissà, magari è proprio l’immaginazione a celare la parte più impostante di un mistero che forse è solo apparente.