1

I curdi vittime della storia e dell’ipocrisia occidentale

Quando il popolo scende in piazza ha sempre ragione. O quasi. La manifestazione di ieri sera a Lecce per testimoniare vicinanza agli uomini, alle donne e ai bambini curdi, sarà stata pur sempre una goccia nel mare ma rappresenta una piccola sveglia alle democrazie occidentali, o a quelle che ancora si professano tali. L’assurda guerra scatenata dal leader turco Erdogan in Siria è uno schiaffo in pieno volto ad ognuno di noi che placidamente restiamo troppe volte indifferenti a quanto ci accade attorno, incuranti di tutto e di tutto, beati nel nostro crogiolo di salvifiche e rassicuranti “emozioni” quotidiane.

Non occorre essere pacifisti convinti per capire che siamo di fronte ad un pastrocchio internazionale dal quale francamente appare difficile uscirne, almeno non in tempi brevi. L’ignavia, l’inerzia (e gli errori) di Europa e America non giocano certamente da favore della fine delle ostilità.  E appare, come già si è visto, piuttosto flebile la tregua di qualche giorno siglata dagli Usa con la Turchia. Quanto durerà effettivamente? E perché mai il popolo curdo dovrebbe abbandonare in men che non si dica le proprie terre per lasciare campo libero alle milizie turche? La zona cuscinetto voluta da Erdogan ricade – guarda caso – proprio in una parte di quel territorio ricco di petrolio e al momento controllato dai curdi dopo la fine del califfato dell’Isis. Siamo alle solite, verrebbe da dire.

Ma la persecuzione dei curdi ha origini lontane. Almeno dalla Prima Guerra Mondiale nella quale l’Impero Ottomano ne uscì sconfitto. Lo Stato curdo, promesso con il Trattato di Sévres e “cancellato” con il Trattato di Losanna è ancora lì da venire. Un popolo senza Stato che prova a difendersi con tutte le proprie forze da ogni tipo di forma di repressione e di violenza. E che ora è finito nel mirino della Turchia, una nazione che fa parte dell’Onu da ben 74 anni. Probabilmente Erdogan non ha compreso l’articolo 4 del secondo capitolo dello statuto delle Nazioni Unite, eppure era sin troppo chiaro: “Possono diventare Membri delle Nazioni Unite tutti gli altri Stati amanti della pace che accettino gli obblighi del presente Statuto e che, a giudizio dell’Organizzazione, siano capaci di adempiere tali obblighi e disposti a farlo. […]».
Controverso e ora, a maggior ragione, in alto mare, resta invece l’ingresso nell’Unione Europea visto che dal 2005  continuano a rimandare i negoziati per la piena adesione della Turchia al consesso europeo.

E l’Italia? Beh l’Italia è quel paese che prima fornisce armi all’Esercito turco (la Turchia è il terzo mercato per l’export di armi italiane) salvo poi provare a chiedere il blocco delle stesse. Troppi gli interessi in gioco (362,3 milioni di euro nel solo 2018). Il resto è solo ipocrisia.