LECCE – L’internalizzazione per i lavoratori degli appalti nelle scuole statali arriverà, ma non per tutti. È questo il messaggio lanciato dal tavolo ministeriale aperto tra il Ministero dell’Istruzione (Miur) e i sindacati. Ed è un messaggio che a lavoratori e organizzazioni sindacali non basta. Domani, martedì 15 ottobre, i lavoratori ausiliari e addetti alle pulizie nelle scuole statali sciopereranno e manifesteranno a Roma in piazza Montecitorio (dalle ore 10), per ottenere tutti insieme l’assorbimento nell’organico scolastico. Un traguardo agognato per anni, che i sindacati accolgono con favore, pretendendo però che sia raggiungibile per tutti i lavoratori. Oggi invece rischiano di restare a casa quasi 5mila persone. In provincia di Lecce gli addetti sono 700, ma i posti di lavoro accantonati per l’internalizzazione a partire dal 1° gennaio 2020 sono appena 451. A livello regionale a fronte di circa 2.400 lavoratori impiegati, hanno la certezza di rientrare in 1.646.
L’ultima Legge di Stabilità ha individuato per questi lavoratori l’approdo naturale nell’organico scolastico. A pochi mesi dall’internalizzazione, le aziende appaltatrici in tutta Italia hanno già avviato le procedure di licenziamento collettivo. L’operazione di internalizzazione rischia perciò di provocare la perdita di 5mila posti di lavoro.
Se ne è parlato il 10 ottobre durante un incontro al Miur. Ai sindacati quanto emerso in quella sede, ossia la conferma dell’internalizzazione dal 1° gennaio 2020 e una procedura selettiva più veloce (senza la fase del colloquio), non basta. Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltrasporti pretendono l’allargamento della platea dei lavoratori internalizzati per non perdere neanche un posto di lavoro.
La richiesta delle organizzazioni sindacali è chiara: un tavolo a Palazzo Chigi che coinvolga anche altri Ministeri, in modo da trovare una soluzione complessiva che non lasci fuori dal processo di internalizzazione alcun lavoratore. “C’è bisogno – si legge in una nota del sindacato – di individuare modalità, strumenti e risorse necessarie per trovare una soluzione più inclusiva possibile. È inaccettabile, infatti, che un percorso capace di mettere fine ad anni di difficoltà si concluda con licenziamenti e perdita di migliaia di posti di lavoro. Occorrono soluzioni nel segno della solidarietà e dell’inclusione e che rappresentino una risposta complessiva al tema della precarietà”.