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“Sindaco, garantisci la sicurezza dei cittadini “

LECCE – “Quali iniziative intende assumere concretamente il sindaco Salvemini per garantire la sicurezza dei suoi e nostri concittadini”. Lo chiede al primo cittadino del capoluogo salentino, il segretario della Lega Salvini Premier di Lecce, Riccardo Rodelli, dopo l’ennesima aggressione avvenuta nella serata di giovedì su viale Gallipoli ai danni di una giovane donna da parte di un extracomunitario, senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine.
“Oramai quasi quotidianamente assistiamo ad episodi di violenza in città, dove alcune zone sono completamente abbandonate a gruppi di immigrati che spacciano e bivaccano senza alcun rispetto della legge e delle regole e senza alcuna riconoscenza verso la città che li ospita”.
“Ad oggi – prosegue Rodelli – l’unico provvedimento adottato dal sindaco sulla sicurezza è stato quello di rendere a pagamento il parcheggio del Vito Fazzi. Siamo circondati dall’illegalità, nell’indifferenza dei nostri amministratori che, mettendo in atto politiche volte ad un’accoglienza indiscriminata, puramente ideologica, di fatto dimostrano di non considerare la gravità dei reati a questa strettamente connessi e di non tenere in alcun conto la sicurezza dei cittadini”.
Di qui l’invito idel segretario della Lega alll sindaco “ad assumere comportamenti meno ideologici sul tema dell’immigrazione, vista la pericolosità, la diffusione e la frequenza dei casi di violenza e a pensare maggiormente alla sicurezza dei propri concittadini, rivalutando la possibilità di iscrizione all’ufficio Anagrafe di immigrati richiedenti asilo, per molti dei quali è impossibile accertare l’identità, la provenienza e quindi l’effettiva sussistenza del diritto di asilo. Questo a tutela non solo dei nostri concittadini, ma anche di quegli immigrati che ne hanno reale diritto e si pongono in modo leale nei confronti di chi li ospita”.
“Prima del diritto di emigrare – avverte Rodelli – va garantito il diritto di vivere in sicurezza nella propria terra, con la speranza che il caso di Carola Rackete, che in Italia ha portato torturatori libici privi di documenti, gli sia da esempio”.