LECCE – E’ vietato, in maniera tassativa, “far esplodere botti o petardi di qualsiasi tipo”. Lo afferma l’assessore alla Sicurezza e Polizia Municipale del Comune di Lecce Sergio Signore che – a poche ore dal Capodanno – ricorda ai cittadini l’articolo 26 comma 1 del regolamento di Polizia Urbana “Norme per la sicurezza urbana e per la qualità della vita”, che fa tassativo divieto di utilizzo di botti e petardi. L’esistenza del regolamento di fatto “rende superflua un’ulteriore ordinanza”.
Il divieto a far esplodere botti e petardi riguarda “tutti i luoghi, coperti o scoperti, pubblici o privati, in cui si svolgono manifestazioni pubbliche o aperte al pubblico, di qualsiasi tipo; gli organizzatori responsabili delle iniziative dovranno affiggere appositi cartelli pubblicizzanti il divieto ed assicurare, con proprio personale, un’assidua sorveglianza, per il rispetto di quanto sopra, avvertendo tempestivamente, se del caso, le forze dell’ordine; asili, scuole, ospedali, case di cura, comunità varie, uffici pubblici e ricoveri di animali (canile, gattile), nonché entro un raggio di 200 metri da tali strutture; infine, tutte le vie, piazze ed aree pubbliche, ove transitano o siano presenti delle persone”.
“In questi giorni la Polizia Locale sta lavorando per prevenire e reprimere la vendita di botti illegali sulle strade della città – dichiara l’assessore alla Polizia Locale e Sicurezza Sergio Signore – il mio invito ai cittadini è di non usare questi pericolosi oggetti, di non acquistare giocattoli pirici da rivenditori improvvisati e alle famiglie di controllare che i propri ragazzi non acquistino raudi o altri botti illegali. Occorre cooperare per garantire che nessuno si faccia male e che il decoro della città venga rispettato. Non dimentichiamo inoltre che i botti di Capodanno sono dannosi anche per gli animali domestici, che hanno un udito molto più sensibile di quello umano, e che vengono terrorizzati da questi rumori. Queste usanze e pratiche sono da superare, nel segno di festeggiamenti che siano fatti di gioia e allegria, ma nel sacro rispetto della comunità in cui si vive”.