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Ilaria Cucchi: “Tranquilli, non farò politica”

LECCE – Più di 400 persone, soprattutto giovanissimi, hanno riempito la sala del cinema DB D’essai a Lecce per l’ultimo evento della prima giornata del festival “Conversazioni sul Futuro” organizzato dall’Associazione Diffondiamo Idee di Valore, con il coordinamento artistico di Gabriella Morelli, Laura Casciotti, e Pierpaolo Lala.

Un fiume umano di persone che hanno atteso il proprio turno per poter partecipare alla visione del film “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini. L’opera ricostruisce in maniera drammatica, le vicende degli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi, il ragazzo 31enne di Roma che nel 2009 morì dopo essere stato arrestato. Il film, primo in Italia ad essere stato distribuito nei cinema e in contemporanea su Netflix, vede per protagonista un incredibile ed irriconoscibile Alessandro Borghi.
Durante la proiezione, palese l’emozione in sala: gli occhi puntati sulle immagini che scorrono con ritmo incalzante, si inumidiscono, mentre la storia volge verso l’inesorabile conclusione ben nota a tutti. “Sulla mia pelle” è una pellicola che non si schiera, non è quello il suo obiettivo: in questa storia non esistono eroi, nè carnefici. Non esistono buoni e cattivi, ma solo persone che prendono decisioni e che devono convivere con le ripercussioni di quelle scelte. Quella di Stefano Cucchi è la storia di una sconfitta collettiva, il racconto di un arrendersi condiviso. La paura, il silenzio, la noncuranza, l’insicurezza, l’omertà dei personaggi di questa vicenda, sembra quasi una sceneggiatura venuta male, una lunga serie di evitabili errori. Eppure, ecco che la carezza di una parola gentile, ecco che uno sguardo di pietà, di compassione, bucano lo schermo.
E mentre la narrazione avanza, ecco che dall’esterno della sala giunge l’eco dei cori da stadio. Prima sommessi, poi sempre più forti, gli Ultrà del Lecce schierati con i loro striscioni a dichiarare apertamente che “Siamo tutti Stefano Cucchi”.
Dopo la visione, un lungo, lunghissimo applauso ha accolto in sala Ilaria Cucchi e l’avvocato Fabio Anselmo. Un vero e proprio abbraccio collettivo. Ilaria, sorella di Stefano, insieme alla sua famiglia e all’avvocato Anselmo, da anni si batte per il rispetto dei diritti umani e del cittadino, perché convinta che la tragedia di Stefano possa servire da strumento per evitarne delle altre.
“Quando Alessio, il regista, mi si è avvicinato per la prima volta, – commenta Ilaria – proponendomi di realizzare un film sulla storia di mio fratello, non sapevo se sarebbe stata una buona idea. Ma adesso, – continua– grazie ai continui interventi che mi mettono in contatto con tantissime realtà diverse, posso dire che questo film ha permesso a tanti di conoscere mio fratello, e a me di ritrovare l’aspetto emotivo della sua storia”.
“Ho chiesto scusa a Stefano – conclude – perché non ero riuscita a proteggerlo. E da quel momento ho iniziato la mia lotta per ottenere giustizia”. Una lotta lunga, complicata, dentro e fuori dei tribunali. Una vicenda ancora in corso e che proprio negli ultimi giorni ha ricevuto gli ennesimi colpi di scena tra ammissioni di colpevolezza e depistaggi. Pilastro di questa lotta, la legalità.
Perché Stefano non era un santo, non era un martire, era una persona. Come chiunque altro, con le sue luci e le sue ombre. Stefano era un ultimo. “Vogliamo aiutare chi si sente abbandonato dalle istituzioni in qualunque campo” dichiara Ilaria, e continua “Non tutti hanno una famiglia alle spalle che può lottare, o non tutte le famiglie possono farsi carico di tali pesi.”
E a chi le chiede, se provi mai paura, lei risponde “Sì, io ho paura. Sono stata minacciata in molti modi, sui social e di persona, e quando si ha una famiglia, si ha sempre un pò paura”.
“Le minacce sono all’ordine del giorno – aggiunge in merito l’avvocato Anselmo – nella mia casa nelle Marche, più volte sono stato minacciato con degli spari di pistola esplosi contro un contatore. Ovviamente ho denunciato tutto, ma non è stato fatto molto in merito.”
E a chi scherzosamente domanda ad Ilaria se è vero che scenderà in politica, lei sorride rispondendo che “Vi posso assolutamente assicurare che non farò politica, potete stare tranquilli”.
“Sulla mia pelle” è un film creato per mantenere viva l’attenzione sulle vicende di Stefano e della sua famiglia, per ricordare la ricerca di verità che da anni viene portata avanti da Ilaria. Non una colpevolizzazione generale, una riduzione banale del ruolo e dei protagonisti delle istituzioni, ma una vera presa di coscienza. Perché se è vero che non esistono i mostri, è anche vero che Stefano è morto in un luogo dove sarebbe dovuto essere al sicuro. E, citando il film “Quando finirete di dire tutti che è colpa delle scale?” “Quando le scale la finiranno di picchiarci”.