Lecce, la vittoria del sacrificio e della programmazione
Ci sono risvegli particolari, quelli che non ti lasciano percepire se ciò che hai vissuto il giorno prima sia la realtà o solo un sogno. Così i tifosi giallorossi hanno aperto gli occhi questa mattina, cercando sui social e sui giornali prove che attestassero che fosse tutto vero. Il Lecce dopo sei interminabili anni è di nuovo approdato in una categoria a girone unico. Potrà tornare a superare la “linea gotica” per giocare in piazze del Nord dove ha costruito la sua storia negli ultimi quarant’anni e per questo motivo la festa promozione è stata ancora più sentita di altri successi del passato.
E’ un Lecce che ritrova la B, ma anche una B che ritrova una grande piazza, fatta di tifosi sempre calorosi e che sanno spingere i propri beniamini nei momenti cruciali della stagione come pochi altri. Ieri il popolo giallorosso è stato esemplare a coronamento di un’annata nella quale ha saputo sospingere la squadra anche nei momenti più difficili. Una maturità che è figlia degli anni precedenti, trascorsi in questo purgatorio, nei quali il Lecce si era presentato ai nastri di partenza come la squadra che era capitata lì per caso e che per diritto divino avrebbe dovuto conquistare la promozione. Invece quest’anno qualcosa è cambiato. La squadra dopo l’inizio stentato, culminato con le dimissioni di mister Rizzo, con l’arrivo di Fabio Liverani ha cambiato marcia, ma soprattutto ha cambiato mentalità. Il mister romano ha saputo tirar fuori il meglio da ogni singolo elemento, tenendo sempre sulla corda anche chi sulla carta avrebbe dovuto avere il posto garantito. Scelte a volte criticate, ma che alla fine hanno pagato, perché il Lecce finalmente si è calato perfettamente nel clima della serie C ed è per questo che è stata la più continua tra le pretendenti alla promozione diretta. La paura degli ultimi mesi è figlia proprio di questa nuova dimensione che ha visto dei calciatori bravi, ma pur sempre di categoria, cimentarsi in un ruolo ai più sconosciuto, quello di lottare per la promozione in B. Una vera rivoluzione copernicana in campo che è stata accompagnata dal pubblico che ha finalmente capito la difficoltà della terza serie nazionale e ha messo da parte i ricordi delle sfide contro Juve, Milan e Inter per non prendere sottogamba sfide come quelle contro Juve Stabia, Matera e Catanzaro tanto per fare degli esempi.
Questa promozione si può condensare in un’unica parola: sacrificio, che ha contraddistinto soprattutto la società. Il presidente Saverio Sticchi Damiani ha rilevato un club destinato a non iscriversi e con i suoi soci ha cercato sempre di guardare al futuro con un minimo di programmazione anche in un campionato dove i soldi non si guadagnano mai e si perdono sempre e dove è difficile fare programmazioni anche a medio raggio. Liverani, quando arrivò nel Salento, disse chiaramente che aveva scelto questa piazza proprio perché gli aveva offerto un contratto basato su di un programmazione valida. E ieri in conferenza stampa, il presidente Sticchi Damiani ha detto chiaramente che in B si potrà programmare meglio, investendo sulle strutture e sul settore giovanile. Adesso, infatti, viene la parte più interessante della missione che questo gruppo di impavidi imprenditori ha intrapreso tre anni fa, quella di creare le basi affinché ci sia un futuro stabile del Lecce nel calcio nazionale. Per la serie A bisognerà probabilmente attendere ancora degli anni, ma sapere che si ha la voglia di investire seriamente, invece di bruciare i soldi come nella precedente gestione, deve essere uno sprone affinché la pazienza, vista quest’anno sugli spalti del Via del Mare, continui ancora ad accompagnare il tifoso giallorosso.
Purtroppo questa è una città dalla bocca buona, dove con facilità ci si dimentica dei successi e le critiche hanno sempre la prevalenza. Teniamo bene a mente, quindi, lo sforzo fatto da questi imprenditori leccesi e diamo il tempo necessario affinché si possa rivedere presto l’anfiteatro stracolmo di tifosi e tempestato di colori giallorossi.