LECCE – Sulla questione dell’assegnazione del premio di maggioranza l’ex sindaco Paolo Perrone interviene per chiarire nuovamente la posizione già espressa in aula, alla luce delle considerazioni di queste ore da parte dell’Anm (Associazione nazionale magistrati) leccese.
“A causa della fuorviante interpretazione data sul momento dal sindaco Salvemini – spiega – sono costretto a fornire un ulteriore chiarimento rispetto a quanto dichiarato in Consiglio comunale sulla questione dell’assegnazione del premio di maggioranza e puntualizzato, invano, poco dopo nella stessa seduta. Ribadisco innanzitutto di aver espresso un giudizio tecnico sull’operato della commissione elettorale che ho dedotto, come tanti, dalla semplice interpretazione della legge che sul punto risulta essere molto chiara. Le ragioni per cui non ho condiviso il verdetto della commissione, peraltro, sono le stesse per le quali le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato lo hanno poi bocciato.
Rispetto invece al concetto che Salvemini “sapesse” dell’attribuzione al centrosinistra del premio di maggioranza prima dello stesso verdetto della commissione – puntualizza ancora Perrone – devo specificare che si tratta di una valutazione squisitamente politica. Valutazione non casuale, perché io, come tutti, abbiamo letto il post su facebook di Carlo Salvemini dello scorso primo luglio (abbondantemente ripreso dai mezzi di informazione) nel quale dice testualmente a proposito della volontà di offrire la presidenza del Consiglio a Mauro Giliberti “… è una scelta che annuncio prima della proclamazione degli eletti in consiglio comunale che lascia intatta – nonostante quel che tanti immaginano ed annunciano – l’assegnazione del premio di maggioranza alla mia coalizione” (qui il link: https://goo.gl/fdA1kX). Sulla base di queste parole, come ho fatto già nei mesi scorsi, ho stigmatizzato in Consiglio il fatto non che Salvemini conoscesse in anticipo il verdetto della commissione, ma che volesse far intendere alla città di avere comunque una maggioranza in virtù della già acquisita “convergenza” di qualche consigliere non eletto nel centrosinistra. Salvemini “sapeva” di avere una maggioranza, non il verdetto della commissione. Ciò grazie alle trame intessute da Salvemini e da Delli Noci in quelle convulse giornate i cui effetti evidentemente sono arrivati sino ai nostri giorni, come dimostra il fatto che il centrodestra non sia compatto e non sia riuscito a raccogliere le firme di tutti per le dimissioni e lo scioglimento del Consiglio.
Rivendico il senso del mio intervento in aula – conclude – e mi rendo conto con profondo rammarico che le letture emerse in queste ore, anche autorevoli, sono figlie della interpretazione volutamente sbagliata data da Carlo Salvemini, che sa perfettamente di doversi togliere dall’imbarazzo che gli elettori leccesi scoprano a giorni il frutto degli accordi sottobanco stipulati per assicurarsi la permanenza a Palazzo Carafa”.