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Ciro e Michele, l’immortalità di due bandiere

LECCE – Il 2 dicembre per i tifosi giallorossi non sarà mai un giorno qualunque. Il 2 dicembre sarà sempre un giorno triste, il giorno del ricordo di due bandiere che in maglia giallorossa hanno fatto la storia di questo club. Sì perché Michele Lorusso e Ciro Pezzella erano nei cuori giallorossi sin da quando hanno iniziato a vestire la maglia del Lecce, ma dopo il tragico incidente del 1983 sono diventati immortali.

34 anni fa era un venerdì piovoso, il Lecce del neo allenatore Fascetti era la vera rivelazione del campionato e doveva andare a giocare a Varese, proprio la squadra allenata l’anno precedente dal tecnico toscano. A Lorusso e Pezzella non piaceva volare e il tempo nero li fece desistere dal prendere il volo per Milano insieme al resto della squadra. Decisero, quindi, di prendere il treno da Bari così da raggiungere la squadra in Lombardia. Purtroppo però a Bari i due giocatori non arriveranno mai per un incidente stradale nei pressi di Mola, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori di tutti.
Michele Lorusso è stato indiscutibilmente la vera bandiera del Lecce, recordman di presenze con 418 gare, classico difensore ruvido di altri tempi, riusciva a trascinare sempre la squadra con la sua energia e il suo spirito da guerriero. Ciro Pezzella era arrivato a Lecce una prima volta nel 1976 nel primo anno di serie B proprio per aiutare i giallorossi a fare quel salto di qualità che serviva nella seconda serie nazionale. Tre anni e 110 partite gli avevano consentito di approdare a Genova, sponda Sampdoria e poi nella massima serie ad Avellino. Ma nel 1982 la voglia di tornare nel Salento dalla moglie, conosciuta proprio a Lecce, aveva prevalso, tanto da spingerlo a lasciare la serie A e a tornare a vestire la maglia giallorossa. Senza quel maledetto incidente probabilmente Pezzella avrebbe guidato nell’anno successivo la difesa di Fascetti a vincere il campionato e a ritrovare quella Serie A persa per nostalgia di casa. Per Lorusso, che al momento del decesso aveva 36 anni, i successi, con in panchina Fascetti, sarebbero stati il coronamento di una carriera completamente dedicata alla causa giallorossa.
Oggi noi dobbiamo portare ad esempio questi simboli di un calcio che non c’è più. Sono sempre più rari i giocatori, infatti, che preferiscono restare legati ad una maglia piuttosto che alla carriera e ai soldi. Ciro e Michele non sono morti quel venerdì 2 dicembre del 1983, sono diventati immortali attraverso il ricordo di chi trepida per i colori di questa squadra e sono diventati il simbolo della passione che tiene unità questa città al calcio da quasi 110 anni.