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Un leccese che ha vinto tutto nel calcio. Sergio Brio si racconta in un libro

Stazza da gladiatore, ma occhi lucidi di chi è felice di presentare il libro della propria vita nella terra dove è nato. Sergio Brio, classe ’56 uno dei diamanti puri scoperti da Attilio Adamo tra gli anni ’60 e gli anni ‘70, si presenta così nella splendida cornice del rettorato dell’Università del Salento ad una platea di amici e appassionati di quel calcio che oggi è visto in modo nostalgico. Un libro scritto a quattro mani con la giornalista romana Luigia Casertano, L’ultimo 5topper, in onore di quel ruolo e quella maglia, la 5, che oggi sono stati accantonati e sostituiti dal termine centrale e dalla personalizzazione delle divise. Il campione leccese, oggi commentatore radiofonico per la Rai, ha così fatto un tuffo nei suoi ricordi, dove gli aneddoti e le curiosità della sua carriera fanno in modo che il lettore si perda in questo tunnel dei ricordi di un calcio che ormai non esiste più. Brio, però, guardando al passato ha voluto pensare anche al futuro, così da decidere di devolvere alla ricerca per la lotta al cancro i proventi delle vendite del libro.

Presentato con il massimo degli onori, quelli che aspettano a un giocatore come lui che ha vinto proprio tutto con la propria squadra di club, Brio ha avuto parole dolci per la sua città e per l’Unione Sportiva Lecce che gli ha permesso in giovane età di formarsi e di spiccare il volo verso la Juventus di Boniperti, dove è divenuto negli anni ‘80 un’autentica bandiera. E la sua città ha risposto alla grande. Tanti i campioni che hanno fatto la storia del calcio a Lecce presenti in sala. Da Pasquale Bruno, suo compagno a Torino, a Mimmo Renna passando per Mauro Pantani, Aldo Sensibile, Primo Maragliulo e Claudio Luperto, che insieme al Direttore del Settore giovanile Alberti ha accompagnato la formazione U17 del Lecce. A fianco a lui sul palco, poi, sedeva la persona che più di tutti gli è stato vicino nei primi momenti a Torino, il barone Franco Causio, campione del Mondo nel 1982 e altro giocatore eccezionale nato a Lecce, che considera un vero fratello.
L’Università del Salento ha reso possibile questo evento, molto significativo per la città, e il rettore Vincenzo Zara ha voluto sottolineare quanto l’università tenga allo sport e stia promuovendo iniziative affinché gli studenti iscritti possano eccellere sia negli studi sia nelle discipline sportive.
E’ stata anche l’Unione Sportiva Lecce a voler far sentire il calore della città verso un campione che ha dato tanto al mondo del calcio. Il presidente Saverio Sticchi Damiani ha regalato a Sergio Brio una maglia giallorossa con il numero 5 e il suo nome inciso sopra, il vicepresidente del sodalizio, il professore Stefano Adamo, ha ricordato come Sergio Brio sia figlio di quella nidiata portata avanti da quel grande talent scout che era suo padre Attilio e ha messo in evidenza come il calcio leccese abbia bisogno di esempi come quello di Brio per riprendere ad eccellere nella formazione di qualità.
L’ultimo a prendere la parola è stato proprio Sergio Brio che ha ricordato i momenti in cui ha iniziato a giocare a pallone e ha raccontato molti aneddoti sulla sua vita nella Juventus. Una frecciatina l’ha dedicata a Bonucci che nella Juventus ha ricoperto il suo ruolo. «Bonucci non ha sbagliato a cambiare squadra, ma ha sbagliato a promettere fedeltà ai colori bianconeri davanti alla curva. Io e tanti miei compagni di squadra dell’epoca abbiamo dimostrato fedeltà con i fatti e non soltanto a parole». Anche questo è un esempio di un calcio differente da quello a cui siamo abituati adesso.