È di 41 giorni il tempo medio di pagamento della pubblica amministrazione in provincia di Lecce. Non tutti gli enti, però, comunicano i dati alla Ragioneria di Stato. A rilevarlo un’indagine sulle fatture elettroniche corrisposte a favore delle aziende fornitrici di beni e servizi, realizzata dall’Osservatorio Economico di Davide Stasi, in collaborazione con l’Associazione italiana dottori commercialisti ed esperti contabili (Aidc), sezione di Lecce.
In base a questo monitoraggio, i Comuni della provincia di Lecce impiegano, in media, 53 giorni per saldare una fattura, gli enti sanitari 39 giorni e gli altri enti locali, come gli Ordini professionali, 38 giorni.
Non viene dunque rispettata la normativa la quale impone – spiega Giuseppe Tamborrino, commercialista che – tutte le pubbliche amministrazioni sarebbero tenute a pagare le proprie fatture entro 30 giorni dalla data del loro ricevimento; fanno eccezione gli enti del servizio sanitario nazionale, per i quali il termine massimo di pagamento è fissato in 60 giorni. Il rispetto di queste scadenze – aggiunge – costituisce un fattore di importanza cruciale per il corretto andamento dell’economia italiana, oltre ad essere previsto dalle direttive europee in materia di pagamenti dei debiti commerciali». Per questo, «il Ministero dell’Economia e delle finanze svolge un ruolo fondamentale nel monitoraggio costante e puntuale del processo di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni. Grazie all’introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria dal 31 marzo 2015 per tutte le pubbliche amministrazioni, i tempi medi di pagamento si sono ridotti. Ciò nonostante, lo studio effettuato evidenzia l’esistenza di importanti margini di miglioramento».
Nell’indagine sono esaminati gli importi complessivi delle fatture elettroniche ricevute dalle pubbliche amministrazioni nel corso del 2016 (escluso le fatture respinte o non liquidabili), nonché i relativi pagamenti sino al 22 settembre scorso, così come comunicati alla Piattaforma dei crediti commerciali (Pcc), realizzata dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, che rileva le informazioni sulle singole fatture ricevute dalle oltre 22mila amministrazioni pubbliche registrate.
È bene precisare che i tempi medi di pagamento elaborati possono differire da quelli registrati nei sistemi contabili delle singole amministrazioni se le stesse non hanno provveduto ancora a comunicare lo stato delle fatture ricevute, indicando, ad esempio, l’avvenuto pagamento o rettificando la data di scadenza delle stesse.
Sono stati elaborati, così, tre indici: il rapporto percentuale tra l’importo pagato e l’importo complessivo delle fatture ricevute; la media dei tempi di pagamento, ossia il numero di giorni che passano dalla data di emissione della fattura a quella di pagamento, ponderata con l’importo della fattura; la media dei ritardi di pagamento, ossia il numero di giorni che passano dalla data di scadenza della fattura a quella di pagamento, ponderata con l’importo della fattura (questo valore può essere negativo, se la fattura viene pagata in anticipo). Si precisa che il valore del tempo medio di ritardo ponderato, riferendosi alle fatture ricevute dalle amministrazioni nel 2016, non rappresenta il valore dell’indicatore di tempestività dei pagamenti (ITP), che viene calcolato con riferimento a tutti i pagamenti effettuati nel periodo considerato, indipendentemente dalla data di ricevimento delle fatture.
Occorre tener conto, poi, che i tempi di pagamento degli enti sanitari possono dipendere da policy regionali, mentre i tempi di pagamento degli altri enti, esclusi i Comuni, possono dipendere da politiche decise da amministrazioni regionali o centrali.
L’Azienda sanitaria locale (Asl) di Lecce ha ricevuto 115.697 fatture nel 2016 per un importo totale di 706 milioni 737mla euro e ha saldato 573 milioni 934mila euro. La Provincia di Lecce ha ricevuto 3.970 richieste di pagamento per un importo di complessivo di 33 milioni 747mila euro, sborsando 28 milioni 526mila euro. Il Comune capoluogo ha ricevuto circa 18mila fatture per un totale di 82 milioni 833mila ma non ha comunicato alcun dato sui pagamenti effettuati; il Comune di Nardò con 5.537 fatture per un importo di 21 milioni 707mila euro, ha pagato 17milioni 862mila euro; il Comune di Galatina con 4.623 richieste di pagamento per 11 milioni 394mila, ha versato appena 2 milioni 53mila euro.
La Camera di commercio di Lecce ha ricevuto 1.025 fatture per un totale di due milioni 182mila euro, sborsandone di più (due milioni 214mila), perché qualcuna riferita a prestazioni di anni diversi.
Va ricordato che, negli anni della crisi finanziaria, le pubbliche amministrazioni hanno progressivamente allungato i tempi di pagamento delle fatture. Gli interventi del Governo hanno invertito questa tendenza, riducendo i tempi e lo stock di debiti arretrati.
Le risorse necessarie alle pubbliche amministrazioni per accelerare il pagamento dei debiti pregressi sono state assicurate dal Governo, attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, attraverso cinque diverse modalità: con risorse finanziarie, anticipate direttamente dal Tesoro ovvero attraverso la Cassa depositi e prestiti; con la concessione di spazi di disponibilità finanziaria sul patto di stabilità interno; attraverso l’attribuzione di risorse per accelerare i rimborsi fiscali; attraverso la possibilità per i fornitori di compensare debiti e crediti; assistendo la cessione del credito dalle imprese gli intermediari finanziari con la garanzia dello Stato.
Le principali norme emanate per ridurre lo stock dei debiti della pubblica amministrazione sono contenute nel decreto legge 35/2013 (che ha messo a disposizione circa 40 miliardi di euro per gli anni 2013 e 2014), nel decreto legge 102/2013 (con il quale il Governo ha stanziato ulteriori 7,2 miliardi di euro per il 2013), nella legge di Stabilità 2014 (quota aggiuntiva di mezzo miliardo) e nel decreto legge 66/2014 (quota aggiuntiva di 9,3 miliardi). Per un totale di circa 57 miliardi, al fine di saldare i debiti non estinti maturati sino al 31 dicembre 2014.
Questi provvedimenti hanno anche disposto misure organizzative e procedurali per impedire in futuro un nuovo accumulo di debiti arretrati. Si sono aggiunti, poi, il decreto del direttore generale del Tesoro (numero 63048 del 7 agosto 2015, che contiene i criteri, i tempi e le modalità per la concessione e la restituzione di anticipazioni di liquidità agli enti locali) e il Quarto Atto aggiuntivo all’Addendum alla Convenzione, sottoscritto in data 20 ottobre 2015.
Tuttavia, è bene precisare che le risorse messe a disposizione dal Governo si aggiungono a quelle ordinarie che gli enti debitori devono utilizzare per effettuare i pagamenti: a fronte del debito stimato a una certa data, quindi, sarebbe sbagliato attendersi che lo smaltimento degli arretrati avvenisse soltanto grazie alle risorse aggiuntive. Il debito, infatti, è in continua evoluzione perché quotidianamente le pubbliche amministrazioni pagano fatture (riducendo quindi lo stock) ma contemporaneamente ne ricevono di nuove (rinnovando quindi lo stesso stock).
Dal 1° gennaio 2018, tutte le pubbliche amministrazioni entreranno a far parte del nuovo sistema, denominato «Siope+», grazie al quale sarà possibile integrare le informazioni attualmente disponibili nel sistema «Siope» (che rileva gli incassi e i pagamenti effettuati dai tesorieri delle pubbliche amministrazioni) con le informazioni contenute nella Piattaforma dei crediti commerciali, consentendo la conoscenza dei debiti commerciali in tempo reale.