Estate bollente anche per le imprese pugliesi: sale il costo dell’energia elettrica e la pressione fiscale resta molto elevata. Tant’è che dalle quattro principali imposte (Irpef, Iva, Irap e Ires) l’Erario incassa ben 9,7 miliardi. A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.
In particolare, dal mese scorso, il costo medio annualizzato dell’energia elettrica per una micro-piccola impresa, in maggior tutela, sale a 11.478 euro, in crescita del 3,5 per cento rispetto al trimestre precedente (383 euro in più). L’aumento, rilevato in ottica congiunturale, è da imputarsi alla crescita dell’8,3 per cento della «spesa per la materia energia», mentre sono rimaste pressoché invariate la «spesa per il trasporto e la gestione del contatore» e la «spesa per oneri di sistema».
In dettaglio, la «spesa per la materia energia» è pari a 4.126 euro e torna ai livelli del primo trimestre 2015 a cui si aggiunge la «spesa per oneri di sistema» (3.808 euro). Nel complesso gli «oneri fiscali e parafiscali» pesano per il 39,7 per cento del costo totale della bolletta elettrica di una micro e piccola impresa, mentre la «spesa per la materia energia» pesa per il 43,6 per cento.
Il prezzo di maggior tutela, oltre a costituire un parametro di riferimento per l’intero mercato elettrico, nel segmento non domestico interessa ben 3 milioni 718mila punti di prelievo, pari alla metà (51,1 per cento) del totale degli utenti non domestici in bassa tensione che consumano 17.635 giga watt (GWh), un quarto (24,2 per cento) del totale non domestico. Rispetto al 2015 gli utenti non domestici in bassa tensione in maggior tutela registrano un calo di volumi del 6,8 per cento e i punti di prelievo sono diminuiti del 4,7 per cento.
Sul fronte delle imposte, non cala la pressione fiscale. Per la precisione, sono stati versati 9 miliardi 735 milioni 488mila euro con le dichiarazioni del 2016, in calo di un milione 243mila euro, pari ad un tasso negativo dello 0,01 per cento rispetto all’anno prima. Quindi, il gettito è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente (9 miliardi 763 milioni 731mila euro).
In dettaglio, sono stati versati 6,4 miliardi di euro per l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) da parte di 2.550.198 contribuenti pugliesi che hanno così assolto all’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Riguardo all’imposta sul valore aggiunto (Iva), il gettito ammonta a 2,3 miliardi. Sono state presentante, per via telematica, 328.549 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi. Rappresentano il 6,41 per cento del totale delle dichiarazioni Iva in Italia (5.125.808). Rispetto all’anno precedente sono state 7.499 in meno, pari ad una flessione del 2,2 per cento (nel 2014 erano 336.048). Il volume d’affari dichiarato è salito del 3,4 per cento ovvero di 2,6 milioni: da 75 miliardi a 77,6.
Circa l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap), l’imposta netta versata dalle imprese pugliesi, esclusi gli enti pubblici locali, è stata di 495,3 milioni. Sono state presentante, per via telematica, 289.291 dichiarazioni Irap.
Rispetto all’anno precedente, sono state presentate 3.860 dichiarazioni in meno, registrando così un decremento dell’1,3 per cento (erano 293.151 nel 2014). Dalle dichiarazioni è possibile dedurre il valore della produzione che si attesta a 16,2 miliardi di euro (contro i 16,7 dell’anno precedente).
Per l’imposta sul reddito delle società (Ires), le aziende pugliesi hanno versato poco più di mezzo miliardo di euro (531,6 milioni). Rispetto all’anno precedente, il gettito è aumentato di quasi 23 milioni, pari al 4,5 per cento (l’anno prima sono stati versati 508,6 milioni). Sono state presentante 60.716 dichiarazioni.
«Dall’analisi del nostro centro Studi si evince con chiarezza come, nonostante i recenti provvedimenti adottati a livello nazionale, la pressione fiscale sulle imprese rimanga ancora tra le più elevate in Europa – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia. Se a questo aggiungiamo un altro fattore cruciale, ossia il costo dell’energia, possiamo ben renderci conto di quanto sia difficile, soprattutto per piccoli imprenditori ed artigiani, far quadrare i conti”.