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Tap, ancora tensioni a Melendugno. E in Cina esplode gasdotto

È stata una notte di forti tensioni a Melendugno, dove la polizia è intervenuta per  rimuovere degli attivisti dal cantiere Tap e permettere lo spostamento degli ultimi 43 alberi di ulivo dal cantiere di San Foca.

I lavori veri e propri sono fermi da maggio a causa delle forti contestazioni dei cittadini e delle autorità locali; la Trans Adriatic Pipeline, la società che si occupa del progetto, ha cercato di tamponare tale malcontento impegnandosi a sospendere i lavori durante tutto il periodo estivo per evitare disagi al turismo balneare.
Eppure questa notte, accompagnati da una colonna di mezzi blindati della polizia, carabinieri e guardia di finanza,  i camion sono tornati a Melendugno.
Una zona militarizzata, nella quale i camion sono stati coinvolti in un primo blocco stradale nei pressi di Vernole, e in un secondo blocco all’ingresso di Melendugno, dove è avvenuto uno scontro fra poliziotti e alcuni attivisti più facinorosi che hanno rotto specchietti e  tagliato alcune ruote
Il Sindaco Potì ha espresso il suo rammarico per la mancata comunicazione con la prefettura e con l’azienda, appellandosi al rispetto della legge e degli impegni presi da parte della Tap.
L’azienda tuttavia rinnega queste accuse, e afferma di aver agito nell’interesse delle piante, per poterle proteggerle nella nursery di Masseria del Capitano, nei modi previsti  dal piano di gestione della Regione Puglia.
Intanto molte delle paure dei No Tap sembrano prendere corpo in Cina, dove il 2 luglio è avvenuta un’ esplosione che ha causato la morte di 8 persone e il ferimento di altre 35.
La deflagrazione è avvenuta nei pressi del gasdotto gestito dal China National Petroleum, un’estensione di un gasdotto che pompa gas dalla vicina Birmania.