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Algeria-Salento a/r. La commovente storia del piccolo Addad

È tornato nei campi profughi Saharawi il piccolo Addad, uno dei bambini accolti in Italia grazie all’associazione Tregiriditè e che, dopo oltre un anno e mezzo di fisioterapia, ha riabbracciato la propria famiglia reggendosi in piedi con le sue gambe. Ad accompagnarlo nel deserto algerino un gruppo di nove volontari dell’associazione tricasina coordinati dai responsabili della missione Alberto Piccinni e Massimiliano Rizzuni. Addad, 11 anni, affetto dalla sindrone di Cri du chat (il grido del gatto) che gli impedisce di crescere e di sviluppare tutte le abilità motorie, è arrivato nel Capo di Leuca nell’estate del 2015 ed è stato accolto grazie alla generosità di una famiglia del posto e al supporto di gran parte della comunità. In questo periodo di permanenza in Italia, con pazienza e determinazione ha seguito un percorso di riabilitazione presso il Centro di Riabilitazione Istituto dei Padri Trinitari di Gagliano del Capo, che gli permette ora di sostenersi sulle proprie gambe.

“Creare un percorso sanitario – spiega Alberto Piccinni – non vuol dire solo occuparsi della salute di un bambino ma creare continuità tra l’esperienza italiana e quella dei campi profughi coinvolgendo tutte le figure che circondano il bambino che deve sentire il sostegno e l’attenzione di entrambe le famiglie, dei parenti e dei volontari dell’associazione». Nel caso di Addad il gruppo di volontari si è impegnato a costruire un bagno accessibile per il bambino e dei supporti che gli permettessero di esplorare lo spazio in posizione eretta anche all’interno di una Jaima, la tenda tradizionale Saharawi, popolo di rifugiati che vive da oltre 40 anni relegato in una zona molto ostile del deserto a seguito dell’invasione marocchina. Il ritorno a casa di Addad è stato possibile grazie alla generosità di tanti sostenitori dell’associazione”.

Rimane ancora in Italia per la riabilitazione, invece, la piccola Gleila che lo scorso 19 dicembre ha subìto un delicatissimo intervento della durata di oltre 16 ore presso l’ospedale Galeazzi di Milano. Affetta da osteosarcoma al femore sinistro, era stata operata tempo fa in Algeria e in Italia si è sottoposta a un trapianto del tessuto osseo e muscolare, accompagnata da Francesca, Pompeo e Gloria, la famiglia che la ospita nel Capo di Leuca. In questo periodo di attesa dell’intervento, Gleila ha imparato benissimo l’italiano, va a scuola ed è diventata una delle prime della classe. 

Fabiana Pacella