Pazienti deceduti o trasferiti: la Asl chiede i rimborsi a rate. Ma i medici non ci stanno
Qualcosa non quadra nell’elenco dei pazienti in possesso dei medici della Asl, che ha deciso di vederci chiaro. Si ipotizzano indebite percezioni di danaro per quote non dovute. I pazienti, infatti, erano morti o trasferiti. Nessun diritto ai rimborsi, dunque. Una situazione che coinvolge addirittura un medico su sei.
“La Asl – si legge in un comunicato dell’Azienda sanitaria – sta dando la possibilità ai medici di medicina generale di poter rateizzare le somme da trattenere, così come rilevate in automatico dal Sistema Informativo Regionale. La vicenda, annosa, riguarda i pazienti deceduti e quelli trasferiti, per i quali già da diverso tempo la Regione Puglia ha adottato una procedura di accertamento, aggiornamento e allineamento dei dati anagrafici attraverso il Sistema Edotto”.
Le lettere che Asl Lecce sta inviando in questi giorni sono 117, su una platea di circa 650 medici di base, e vanno esattamente nella direzione voluta dalla Regione per evitare che vengano pagate quote non dovute per pazienti non più assistiti. “Un controllo pienamente legittimo che avviene a monte e per il quale la Asl è tenuta a chiedere il rimborso, che formalmente è una trattenuta alla fonte, cioè direttamente nel cedolino. In base ad una specifica disposizione regionale, nei casi di cifre rilevanti è quindi possibile la rateizzazione: ed è esattamente quanto sta facendo la Asl” che si dice pronta anche a fornire ogni chiarimento ai medici interessati.
D’altra parte, la Asl ha ben presente che si tratta di cifre indebitamente percepite – come riconosciuto in una recente sentenza della Giustizia Contabile – e sta procedendo nel recupero proprio per evitare di incorrere in responsabilità erariale, per omesso controllo, davanti alla Corte dei Conti. Anche perché, ad esempio, nel caso del trasferimento si potrebbe verificare l’eventualità di una doppia quota pagata dal Sistema sanitario per un medesimo paziente, il che non è evidentemente accettabile.
Alla Asl, peraltro, “non risultano lamentele provenienti dai medici di medicina generale salentini, forse perché consapevoli dell’automatismo che è alla base del sistema di verifica dei dati. Il che, naturalmente, è anche una forma di tutela di controllori e controllati e, a maggior ragione, della spesa sanitaria pubblica”.
Ma i medici di famiglia non ci stanno e con il sindacato di categoria Snami hanno minacciato di chiedere le dimissioni del direttore generale della Asl e la destituzione del responsabile dell’Ufficio Convenzioni. Il sindacato sostiene che su quegli importi sono state già pagate le tasse e ogni medico non ha potuto rimpiazzare gli assistiti deceduti o trasferiti. A sostegno delle loro tesi i sindacati fanno riferimento a una recente sentenza della Corte dei Conti che avrebbe ascritto le responsabilità degli omessi controlli e vigilanza ai vertici della Asl.