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“Addio Sergio, compagno e fratello: ti vogliamo bene”

“Un altro dei “ragazzi di Berlinguer” ci ha lasciato. Dolore e tristezza infinita per Sergio, compagno e fratello con cui abbiamo attraversano un bellissimo pezzo di strada della nostra gioventù. Militante, funzionario e dirigente del PCI di Lecce e del Salento Sergio ha incrociato la politica nelle lotte studentesche degli anni settanta, diventandone uno dei leader e guidando l’organizzazione dei giovani comunisti. Proprio quella passione bruciante per la vita reale delle persone, e della necessità di lottare per cambiare l’esistente, lo spinse a diventare un “rivoluzionario di professione” nella federazione del PCI. Per decenni Sergio, dentro un lavoro di squadra, ha animato l’organizzazione del partito, alternando -come si faceva in quel tempo-  i momenti dello studio con quelli della militanza pura. L’apprendistato era “semplice”: per capire cosa pensavano gli operai e per organizzarne le battaglie per il salario o i diritti non si convocava una riunione, si andava con i volantini davanti ai cancelli della Fiat-Allis o alla Nomef di Trepuzzi e si ascoltavano i lavoratori. La sera, invece, era il momento delle assemblee o dei comizi  e bisognava stare in uno dei cento comuni del Salento per “dare” la linea (come veniva chiesto ai dirigenti provinciali) ma anche per prendersi le immancabili critiche sulle deficienze organizzative. E tante volte, appena rientrati  dal lavoro politico, c’erano gli straordinari: affissione di manifesti nella città fino a notte. E Sergio c’era sempre. Non c’era bisogno di spendere una parola in più per prendere secchio e colla, Sergio c’era sempre. Certo, c’erano le scuole di partito, e Sergio ha frequentato sia quella mitica di Frattocchie che quella di Ariccia. Ma la prima e decisiva formazione era la strada, le fabbriche, le scuole. Qui si potevano incontrare facce, parole, discussioni, abbracci che illuminavano l’impegno politico.  In questa militanza generosa e illimitata non c’era nessun trucco organizzativo. Era la passione politica, la tensione morale e civile. Erano gli anni settanta e successivi, il “tempo della promettenza”, della voglia di cambiare del mondo, del sogno del futuro. E Sergio, il “gigante buono”, insieme a migliaia di militanti del PCI salentino (che in quelli anni registrava 15mila iscritti), ha contribuito a scrivere alcune di queste pagine memorabili della democrazia italiana,  prima fra tutte la battaglia di civiltà vinta con il referendum sul divorzio, la vigilanza contro lo stragismo fascista e il terrorismo brigatista,  la straordinaria avanzata del PCI nel 1975 e 1976. Naturalmente non è stata una marcia trionfale. Ci sono state sconfitte e amarezze, sul piano politico e nel rapporto con la società. Ma la grande ambizione di costruire un nuovo mondo ha accompagnato Sergio fino all’ultimo.

Addio Sergio, essere stati tuoi compagni è stato un privilegio. Ti vogliamo bene”.