Il Lecce perde ancora. Ad Empoli doveva essere la partita del riscatto ed invece i giallorossi hanno subito la quinta sconfitta consecutiva, non segnando neppure in questo match. La sconfitta arriva con un rigore sacrosanto ad inizio ripresa che non è riuscito a svegliare Hjulamand e compagni dal torpore che li ha accompagnati per tutto l’incontro. Baroni ha tanto da riflettere dopo questa debacle e speriamo che non parli nuovamente di buona prestazione dei suoi, altrimenti ci sarebbe da riflettere sulla necessità di cambiare guida tecnica.
Il match parte con un imprevisto. Si comincia, infatti, con un ritardo di un’ora per un problema allo spogliatoio dell’Empoli. Un cortocircuito scatena un principio di incendio che viene domato subito, ma per rimettere in sicurezza la zona, l’inizio del match è rimandato di sessanta minuti.
Primo tempo senza particolari squilli. Baroni schiera sul versante di sinistra il duo Pezzella-Banda. In attacco gioca Colombo, reduce dall’ottimo match con gli Azzurri U21. Il Lecce prova a giocare sugli esterni ma la gara appare bloccata con il solo Falcone impegnato su di un tiro di Caputo, bravo ad approfittare di una azione di rimessa. Per il resto entrambe le squadre contengono bene le offensive avversarie.
Nella ripresa Banda lascia il campo a Di Francesco, ma non ci sono veri cambiamenti nel gioco giallorosso. E’ invece l’Empoli a farsi vedere nella metà campo avversaria, anche se veri pericoli dalle parti di Falcone non ce ne sono. Almeno fino al quarto d’ora quando Parisi riesce a incunearsi nell’area giallorossa, subendo il fallo di un ingenuo Hjulmand. Il rigore susseguente è realizzato da Caputo con un tiro centrale.
Mancherebbe mezz’ora, ma il Lecce non reagisce e non riesce neppure a tirare una volta dalle parte di Perisan, il sostituto odierno di Vicario. Neppure i cambi operati da Baroni cambiano il match, anche perché il tecnico resta integralista del 4-3-3 e non inserisce una doppia punta per provare a sfruttare i lanci lunghi.
Alla fine è solo amarezza per i giallorossi che devono riflettere profondamente su questo ennesimo tonfo, frutto di una prestazione a dir poco vergognosa vista la forza dell’avversario.