TARANTO – Nelle prime ore di questa mattina, la Polizia di Stato con il personale del Compartimento Polizia Stradale per la Puglia di Bari ha dato corso all’Operazione “Venere”, smantellando una rete criminale volta a truffare e delinquere. Sono state messe in atto tre misure agli arresti domiciliari, un obbligo di presentazione agli uffici della P.G. e sei sospensioni della professione per 12 mesi, a carico di avvocati e medici soggetti residenti nelle province di Taranto.
Gli arrestati, indagati per associazione a delinquere, cercavano di conseguire l’indennizzo delle compagnie di assicurazioni attraverso la falsificazione, alterazione e pre-costituzione di documentazione sanitaria.
Le indagini, iniziate nell’agosto del 2020 e supportate dalle intercettazioni telefoniche, hanno consentito l’acquisizione di elementi che lasciano ipotizzare un gruppo stabilmente dedito all’illecita, ed estremamente redditizia attività di truffe ai danni delle compagnie d’assicurazioni, ottenendo un illecito profitto di circa un milione di euro.
A capo dell’associazione a delinquere facevano capo due soggetti tarantini, di cui uno, dipendente dell’azienda dei trasporti pubblici di Taranto, che gestiva due attività commerciali operanti nel tarantino intestate alle cosiddette “teste di legno”, quest’ultime rappresentavano i principali luoghi d’incontri per l’organizzazione, in cui venivano rappresentante le linee guida e le strategie a tutti quei soggetti pronti a fornire la propria disponibilità per la realizzazione del disegno criminoso.
L’articolata e strutturata organizzazione criminale si avvaleva anche di alcuni avvocati compiacenti che procacciavano anche falsi testimoni per rendere false testimonianze in sede di giudizio civile.
Le indagini hanno rivelato che all’interno dell’organigramma delinquenziale, gli arrestati partecipavano a numerose pratiche risarcitorie, sia in qualità di assicurati, conducenti, passeggeri che proprietari dei veicoli coinvolti nei falsi incidenti.
È emerso, secondo l’ipotesi investigativa, anche il ruolo determinante di due medici, i quali precostituivano certificati di prosecuzione malattia e relazioni medico legali per ricondurre lesioni preesistenti a incidenti mai accaduti, al fine di ottenere illeciti profitti ai danni delle compagnie.
Certificati medici che in alcuni casi i liberi professionisti rilasciavano anche senza la presenza fisica degli attori protagonisti dei falsi sinistri.
Un modus operandi con dei meccanismi, tutti ampiamente collaudati, un’attività criminale che si è protratta per diverso tempo in modo “professionale”.
Sintomatico appariva, ad esempio, il linguaggio criptato utilizzato dai sodali, ricorrendo a formule ellittiche del tipo: “chiudi il telefono…chiudi il telefono”, per indicare la necessità di parlare solo di persona temendo di essere intercettati.
Sono state denunciate in stato di libertà 96 soggetti, coinvolti a vario titolo nei reati di truffa, falsa testimonianza innanzi all’autorità giudiziaria, falso in atto pubblico, tra i quali spicca anche la figura di un ausiliario giudiziario in servizio presso il Giudice di Pace di Martina Franca, la quale durante le indagini riferiva ai legali di riferimento dell’organizzazione atti coperti dal segreto istruttorio.
I poliziotti della Stradale tarantina hanno voluto dedicare l’operazione al Dr. Nicola Manzari che era il loro dirigente quando è stata avviata l’indagine, prematuramente scomparso lo scorso novembre a soli 56 anni dopo una lunga malattia.