Parolacce, e non solo: protagonisti i vini pugliesi
BARI – Dal detto ‘in vino veritas’ vengono fuori in Puglia nomi di vino bizzarri, parolacce o allusioni e modi di dire del tacco d’Italia, una carrellata di fantasia con un occhio all’attualità. E’ quanto rileva Coldiretti Puglia, in occasione dell’apertura del Vinitaly con la più grande esposizione dei colori del vino mai realizzata nell’esclusivo salone creato a ‘Casa Coldiretti’ di fronte all’ingresso della struttura fieristica (Ingresso Cangrande).
Dal noto e intramontabile ‘Nero di Troia’, che nulla ha a che vedere con la femmina del maiale, il cui nome deriverebbe piuttosto dalla leggenda di Diomede, reduce dalla guerra di Troia che portò sul Gargano dei tralci di vite – spiega Coldiretti Puglia – si passa al ‘Marpione’, il vino furbo che fa a gara di astuzia con ‘La Gazza Ladra’. Dagli uccelli passeriformi si passa poi ai rapaci – aggiunge Coldiretti Puglia – con il ‘Grifone’, il vino dalla forte personalità come l’animale mitologico che trainava il carro di Dante Alighieri nel Purgatorio.
In epoca di virus e pandemia, c’è chi punta sull’etichetta ‘No Virus Please On The Dancefloor’, pretenziosa ma attuale, e per darsi forza nel periodo di difficoltà c’è chi investe su ‘Chakra’ enologici.
Tra i modi di dire spicca il ‘Cacc’e Mmitte’ che nel dialetto locale significa “togli e metti” – dice Coldiretti Puglia – con i proprietari di palmenti, tipiche masserie foggiane provviste di vasche per la pigiatura dell’uva che davano in affitto le attrezzature per la lavorazione. Pertanto un affittuario toglieva il mosto appena prodotto dalle vasche del palmento (Cacce) per portarlo nelle proprie cantine, e un nuovo affittuario versava nelle vasche (Mmitte) la propria uva da pigiare,
E da quanto declamava Albio Tibullo che voleva ‘nel vino soffocare i dolori’ e al vino chiedeva di far ‘scendere negli occhi stanchi, consolatore, il sonno’ hanno preso spunto L’Onirico e l’Orfeo. Ma il vino fa anche strani scherzi, quando si trova il ‘Piano Chiuso’ e si è costretti ad un avventuroso ‘CalaMuri’.
Nomi bizzarri e ammiccanti, bottiglie ed etichette eleganti, qualità sempre più alta e ricercata hanno contribuito – insiste Coldiretti Puglia – alla popolarità internazionale di eccellenze varietali uniche quali Primitivo, Negroamaro, Susumaniello e Nero di Troia, con il successo di vini DOC quali il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, per citarne solo alcuni, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese – continua Coldiretti Puglia – il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione.
“Il successo dei vini di Puglia è il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del terroir e delle varietà autoctone, passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori pugliesi che hanno portato al boom dei vini pugliesi. La Puglia può ripartire dai punti di forza con il segmento del vino che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia agroalimentare”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Grande exploit, dunque, della Puglia dei rossi e dei vini rosati che rappresentano il 40% della produzione nazionale totale dei rosati – insiste Coldiretti Puglia – con oltre 1 milione di bottiglie l’anno, quando quasi 2 bottiglie su 4 di rosé ‘Made in Italy’ è pugliese.
Secondo uno studio della Coldiretti, la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura; 2) industria trasformazione; 3) commercio/ristorazione; 4) vetro per bicchieri e bottiglie; 5) lavorazione del sughero per tappi; 6) trasporti; 7) assicurazioni/credito/finanza; 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri; 9) vivaismo; 10) imballaggi come etichette e cartoni; 11) ricerca/formazione/divulgazione; 12) enoturismo; 13) cosmetica; 14) benessere/salute con l’enoterapia; 15) editoria; 16) pubblicità; 17) informatica; 18) bioenergie.