Ricerca di Unisalento: “L’arrivo degli ucraini in Italia? Un problema”
La rilevazione periodica su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta è volta a monitorare la reazione emotiva al conflitto, le strategie di fronteggiamento messe in atto, i comportamenti di solidarietà, la fiducia nelle istituzioni circa la loro capacità di risolvere il conflitto, le prospettive per il futuro, la percezione dei profughi Ucraini.
I risultati verranno resi noti attraverso una dashboard online, in grado di fornire in modo chiaro e sintetico informazioni aggiornate e grafici sugli andamenti.
Sono già online su https://dash-developer.
I risultati della prima rilevazione
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha attivato un ampio spettro di emozioni negative, in particolare tristezza, rabbia, paura, angoscia, preoccupazione e incertezza. Allo stesso tempo ha fatto emergere un sentimento di compassione per le vittime, non disgiunto, a distanza di circa tre settimane dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, da una speranza ancora discretamente viva di approdare a una soluzione.
La modalità più diffusa di risposta a quanto sta accadendo è quella di monitorare costantemente la situazione attraverso le news, di tenersi informati, di confrontarsi sull’argomento (il 72% dichiara di farlo spesso o molto spesso). Nello stesso range di frequenza, il 39% opta per forme di distrazione, il 29% per attività che aiutino a mitigare gli stati d’animo negativi indotti dalla guerra e il 26% si attiva per fornire un aiuto concreto. Si tratta di quattro diverse strategie messe in campo dalle persone per fare fronte, dal punto di vista psicologico, a un evento di profonda risonanza emotiva.
Sul totale dei rispondenti, il 68% ha messo in atto almeno un comportamento di solidarietà nelle ultime due settimane, principalmente raccogliendo materiali per i profughi, facendo donazioni alle associazioni umanitarie, sottoscrivendo petizioni a favore della pace.
La fiducia nella capacità delle istituzioni politiche internazionali e nazionali di poter contribuire alla risoluzione del conflitto è consistente solo per una minoranza dei rispondenti: una quota compresa tra il 40% e il 50% ha invece poca o nessuna fiducia nel ruolo che l’Unione Europea, l’Onu, la Nato, il Papa e il governo italiano possono giocare in questa partita.
La visione del futuro è pessimistica: se in riferimento a se stessi e alla propria vita la quota di coloro che prevedono un peggioramento è pari al 47%, sono ancora più numerosi coloro che prevedono un peggioramento in riferimento alla condizione dell’Europa (60%), dell’Italia (66%) e delle prossime generazioni (69%).
L’arrivo di profughi e rifugiati ucraini in Italia viene percepito come un problema, di piccola o grande entità, su diversi piani, da una quota non piccola di rispondenti: sul piano economico dal 75%, sul piano politico dal 54%, sul piano dell’ordine pubblico e della sicurezza dal 53%, e sul piano culturale dal 40%.
«L’indagine riveste un’importanza nodale tanto per la ricerca scientifica di area umanistico-sociale, quanto per la politica che deve conoscere i comportamenti, le percezioni, le preoccupazioni della popolazione, soprattutto dinanzi a modificazioni radicali degli scenari di riferimento», commenta il Rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice, «Queste analisi sono per esempio fondamentali in ambito geografico. L’insieme di rappresentazioni del mondo che vengono offerte e veicolate dai mezzi di comunicazione di massa e dalla cultura popolare costituiscono la geopolitica popolare e hanno acquisito una crescente rilevanza nell’analisi geopolitica. Occorre infatti considerare che le nazioni sono costrutti storico-culturali che si alimentano attraverso l’immaginazione geopolitica dei popoli. Studiare come si forma ed evolve questa immaginazione può aiutarci a comprendere la genesi dei conflitti e, in prospettiva, a prevenirli».