LECCE – Ricorre oggi l’anniversario della morte di Giovanni Palatucci, ex Questore di Fiume, morto a soli 36 anni, nel campo di concentramento nazista di Dachau, insignito della Medaglia d’Oro al Merito Civile per aver salvato dal genocidio migliaia di ebrei stranieri ed italiani e, per questo, riconosciuto “Giusto fra le Nazioni”.
Per onorarne la memoria, a mezzogiorno di oggi, nella Villa Comunale di Lecce – nello stesso sito dove lo scorso anno è stato piantumato un albero di “carrubo” ed apposta una targa commemorativa – si è svolta una breve cerimonia commemorativa nel corso della quale è stato deposto un omaggio floreale. Alla cerimonia hanno preso parte il sindaco di Lecce Carlo Salvemini, il viceprefetto vicario di Lecce Guido Aprea, il vicario del Questore di Lecce, Salvatore Barilaro ed il cappellano della Polizia di Stato, don Antonio Sozzo.
Alla cerimonia ha partecipato anche una rappresentanza di studenti del primo anno dell’Istituto Tecnico Commerciale “Costa” di Lecce accompagnati dal dirigente scolastico Addolorata Mazzotta. L’obiettivo era quello di trasmettere alle nuove generazioni l’importante significato storico della ricorrenza e darne il giusto risalto.
“Da quando è stata istituita – sottolinea Salvemini – ho sempre inteso il senso della Giornata del Ricordo, e quello di altre simili ricorrenze, come l’opportunità di un approfondimento storico su anni complessi che non sempre sono stati tramandati nella loro completezza. Anni in cui il Paese era diviso, reduce da una guerra civile feroce, che lasciò uno strascico di diffidenza e rancore. I massacri delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, quello che è successo nell’immediato dopoguerra lungo il confine orientale, sono una pagina di storia che deve essere conosciuta e ulteriormente studiata a tutto vantaggio delle generazioni più giovani. Costringere qualcuno a lasciare la propria casa, la propria città, la propria vita è una forma di violenza non meno grave di quella fisica, che pure ha dovuto subire chi è stato gettato nelle foibe. Dai fatti accaduti ormai nella prima metà del Novecento ci separa quasi un secolo, un tempo lungo, che si allontana sempre di più con il rischio che la memoria collettiva possa perderne alcuni pezzi. Pezzi fondamentali per avere un quadro compiuto di quanto successo. Ai ragazzi, accompagnati dall’aiuto dei loro insegnanti, il compito di non perdere nessuno di questi pezzi e di tenere tutto assieme per maturare una piena consapevolezza della nostra storia”.