La Cgil regala mascherine rosa ai poliziotti leccesi
LECCE – La segreteria provinciale del Silp, il sindacato aderente alla Cgil che tutela i diritti degli operatori di polizia, ha simbolicamente consegnato oggi alcune mascherine FFp2 di colore rosa ai dirigenti della Questura e ad alcuni colleghi.
Dopo le polemiche suscitate dall’assegnazione dello stesso tipo di mascherine alle Questure di alcune zone d’Italia, con colleghi che avrebbero rifiutato di indossarle perché indecorose e poco rispettose per l’istituzione della Polizia di Stato – tanto da costringere qualcuno a chiedere l’intervento sul tema del Capo della Polizia – la Cgil Lecce ha deciso di dover lanciare un messaggio diverso.
La Segreteria del Silp Cgil Lecce, da sempre attenta ai temi della parità di genere, della lotta alla violenza contro le donne e le fasce deboli – come dimostrato con la propria presenza ormai da anni nelle innumerevoli iniziative sul territorio, nelle scuole, al fianco della Cgil -, ritiene che “non si possa lasciare spazio a stereotipi e catalogazioni di genere. Né si può pensare che la credibilità di una Istituzione si misuri dai colori della mascherina indossata, piuttosto che dalla serietà con cui affronta i problemi, e soprattutto li risolve, all’esterno ed all’interno del proprio ambito. Temere che un così piccolo segno possa minare la propria coerenza e credibilità ci fa dubitare che queste, a ben guardare oltre le apparenze, siano davvero fragili”.
“Viene anche da chiedersi – si legge in una nota – se saremmo davvero in grado, come Istituzione, di essere al fianco, così come dovrebbe essere, di chi combatte per i propri diritti e affronta pregiudizi a testa alta e senza avere paura di farsi riconoscere con un segno, che sia rosa o arcobaleno. E ancora ci chiediamo come mai il coraggio di questi singoli individui non trovi spazio in un gruppo così facilmente destabilizzabile da una mascherina”.
Infine, la Cgil Lecce rivolge “un pensiero ai tanti colleghi che hanno messo a disposizione della collettività la propria salute, in alcuni casi la propria vita, nel periodo iniziale della pandemia privi di dispositivi di protezione perché indisponibili. E ci chiediamo se nelle prime ondate di pandemia gli agenti li avrebbero indossati per proteggere loro stessi e i loro cari, anche a costo di recare un danno al “decoro” dell’Istituzione. Domande alle quali segue una risposta scontata, di fronte alla quale lo sdegno mostrato per il colore rosa farebbe a sparire all’istante”.