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Cassa Covid boom, ma manifatturiero e attività culturali in crisi

LECCE – Pesanti le ricadute della pandemia da Coronavirus sui lavoratori salentini. Secondo l’ultimo Rapporto diffuso dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil nazionale, in 18 lunghi mesi di emergenza sanitaria, da aprile 2020 a settembre 2021, in provincia di Lecce sono state autorizzate ben 36.533.773 ore di cassa integrazione con causale Covid-19 (dati Inps).

“Praticamente un valore che eccede di almeno dieci volte quello dello stesso periodo dell’anno precedente”, spiega il segretario generale della Uil di Lecce, Salvatore Giannetto. “Tradotto in unità di lavoro, – prosegue – stimiamo che siano stati mediamente circa 10mila i lavoratori e lavoratrici del nostro territorio interessati da questo tipo di ammortizzatore sociale durante l’emergenza sanitaria”.

Secondo le stime Uil, sono stati 94.723 i lavoratori pugliesi in “Cassa Covid” nel periodo preso in esame. Enorme il monte-ore di ammortizzatori sociali autorizzati dall’Inps da aprile 2020 a settembre 2021 anche per le province di Taranto (56.103.560 ore), Bari (90.007.343), Foggia (16.690.583) e Brindisi (17.980.739). A livello nazionale, l’Inps ha autorizzato, con causale Covid-19 nel periodo considerato, circa 6,4 miliardi di ore tra cassa integrazione ordinaria, cassa in deroga, Fis e altri fondi di solidarietà bilaterali. Se a queste ore si aggiungono le ore autorizzate senza causale Covid (cig straordinaria e ore autorizzate di cig ordinaria), si arriva a circa 6,8 miliardi di ore.

“Va detto che, per la nostra provincia, questi numeri impattano su uno scenario occupazionale già critico prima dell’esplosione della pandemia, – sottolinea Giannetto – caratterizzato da un precariato diffuso ed alti tassi di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile. Per avere un quadro completo delle difficoltà incontrate dai lavoratori durante i mesi più critici della pandemia, inoltre, occorre tener presente anche la mole di richieste di accesso alle misure straordinarie come indennità Covid autonomi e dipendenti con carriere discontinue, congedi parentali, bonus baby sitter e così via”.

Dopo questo lungo periodo di crisi, l’economia si è indubbiamente rimessa in moto, “ma siamo ancora in presenza di sofferenze nel mercato del lavoro, soprattutto nei settori del manifatturiero e delle attività culturali, solo per citarne alcuni”, rimarca il segretario della Uil provinciale.

“La cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti – riflette – hanno contribuito alla tenuta dell’occupazione ‘più stabile’. La cassa Covid-19 è stata prolungata fino al 31 dicembre prossimo, ma per i soli settori dei servizi e del terziario che più di altri si trovano in uno stato di sofferenza. Per l’industria tessile, abbigliamento, articoli in pelle e pelliccia, il Decreto legge prevede la possibilità di utilizzare la Cigo Covid per ulteriori 9 settimane fino a fine anno. Ora, però, occorre mettere in campo, immediatamente, il raccordo tra politiche passive e attive per coinvolgere lavoratrici e lavoratori cassaintegrati, in percorsi formativi necessari a qualificare, aggiornare o rigenerare le loro competenze, adottando da subito le misure previste dal Programma Nazionale Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (Gol). Le ingenti risorse del Pnrr vanno spese per accrescere e migliorare i servizi dedicati alle migliaia di lavoratrici e lavoratori, che dovranno essere ricollocati o accompagnati nella difficile transizione da un posto di lavoro ad un altro. L’auspicio del Sindacato – conclude – è che le nostre Istituzioni sapranno cogliere questa occasione straordinaria di crescita e sviluppo per creare nuova e buona occupazione per i giovani e le tantissime persone che in questi ultimi due anni hanno sofferto la crisi dovuta all’emergenza sanitaria”.