di Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia
Sulla questione idrica e sull’uso irriguo dell’acqua si gioca il futuro dell’agricoltura e dell’economia pugliese. I cambiamenti climatici, i roghi devastanti e l’abbandono delle campagne in alcune aree stanno desertificando la Puglia, basta guardare cosa sta accadendo nel Salento. Il Governo e la Regione Puglia utilizzino le risorse del PNRR per un piano che abbia l’obiettivo in 5-10 anni di raggiungere due obiettivi: da un lato, la realizzazione di nuove infrastrutture e il potenziamento di quelle esistenti per recuperare ogni metro cubo di acqua possibile; dall’altro di trovare soluzioni tecnologiche innovative nel solco dell’aridocoltura e del risparmio idrico.
Oggi, come ormai succede da almeno 10 anni a questa parte in modo crescente, sta accadendo che per coltivare, produrre, allevare e raccogliere affrontando siccità, caldo e irrigazione d’urgenza, i nostri produttori e allevatori devono sobbarcarsi un aumento dei costi molto rilevante, spesso insostenibile. Tutta la Puglia, ad eccezione della sola provincia di Foggia, per l’approvvigionamento idrico è troppo dipendente dalle risorse idriche delle regioni limitrofe. I pozzi e le vasche di accumulo sono le uniche infrastrutture povere realmente a disposizione in modo indipendente. Si tratta, dunque, di una dotazione infrastrutturale largamente deficitaria, insufficiente, assolutamente inadeguata a sostenere le sfide attuali, figuriamoci quelle che il futuro ci imporrà con le conseguenze sempre più drastiche dei cambiamenti climatici e della tropicalizzazione del clima.
Nel concreto, CIA Agricoltori Italiani della Puglia ritiene che – soprattutto per i territori dell’area Due Mari (Taranto-Brindisi), del Salento, della Bat e del Barese – sia urgente e non più procrastinabile un preciso piano di interventi per ‘l’indipendenza idrico-irrigua’ della Puglia: invasi, potenziamento degli impianti di depurazione per l’uso irriguo delle acque di recupero, finanziamento di sistemi ultra-innovativi di irrigazione che ottimizzino ogni singola goccia.
Mentre in Capitanata, come diciamo da più di 10 anni, occorre che vengano costruiti almeno altri due invasi per completare il sistema irriguo, nel resto della Puglia l’opera di infrastrutturazione deve ricominciare quasi da zero ed ha la necessità, quindi, di configurarsi come una radicale trasformazione per l’assetto irriguo. Occorre inoltre intervenire sul costo dell’acqua che non può essere uguale in tutta la Puglia, poiché non possono essere penalizzati gli agricoltori che per tipologia di coltura e di terreni abbiano necessità di quantitativi maggiori.
Avere o non avere acqua a disposizione in misura sufficiente e a prezzi equi e sostenibili è il discrimine secondo il quale la Puglia deciderà il proprio futuro e perfino i propri connotati paesaggistici di qui ai prossimi 5-10 anni. Avere o non avere acqua è il fattore che determinerà la possibilità di fare o non fare più agricoltura e allevamento come li abbiamo fatti finora. E’ chiaro che un cambiamento è necessario, ma qualsiasi trasformazione e transizione ecologica necessita comunque di una rete idrica e irrigua che garantisca un livello certo di distribuzione per ciascun territorio, con certezze di cui ora produttori e allevatori non possono godere a causa di lacune, ritardi, inefficienze e la palese insufficienza di un apparato infrastrutturale e di servizi fermo a 100 anni fa.