Di Andrea Guido, consigliere comunale del Comune di Lecce
I 610 posti auto interrati annunciati e previsti entro luglio presso l’immobile ex Enel di viale De Pietro non ci sono, non ci saranno per le festività patronali e chissà quando saranno disponibili per la città.
L’ennesima beffa di Salvemini è servita e segue il danno causato alla fruizione del centro storico per salentini e turisti nelle settimane calde di agosto.
Ma c’è di più e per comprendere il gran pasticcio combinato da Salvemini occorre fare un piccolo passo indietro.
Nei mesi scorsi il Comune di Lecce derogò agli standard pertinenziali dell’immobile in cui avrà sede il franchising d’abbigliamento Zara riducendo gli introiti dovuti dall’azienda spagnola alle casse comunali del 66% e comportando un risparmio per l’azienda di 577.972,80 euro. La Delibera in questione poggiava le sue motivazioni su un singolare presupposto: la realizzazione di due importanti parcheggi nel raggio di 800 m: quello di piazza Tito Schipa e quest’ultimo dell’immobile ex Enel, in viale De Pietro.
Si tratta della Delibera di Consiglio n. 163 del 22 dicembre dello scorso anno. Un provvedimento che, a mio parere, era già evidentemente di natura iniqua e pareva configurarsi ad hoc e non già erga omnes, in quanto la sua efficacia non era estesa in favore di tutti gli altri commercianti che esercitano l’attività nella stessa area urbana i quali, a differenza del colosso spagnolo, non hanno avuto diritto a nessuna agevolazione.
Bene, questi 2 grandi parcheggi, uno dopo l’altro, sono venuti meno e, mentre quello di piazza Tito Schipa non vedrà la luce prima del 2025, per quello di viale De Pietro, la società Power Sun Srl, proprietaria dell’immobile, non ha più neanche in agenda i lavori di viabilità esterni.
Appare evidente, quindi, che oggi sono venuti meno i presupposti della deroga agli standard pertinenziali concessi al franchising d’abbigliamento Zara e quindi completamente illegittimo lo sconto di 577.972,80 euro concesso all’azienda spagnola dal Comune di Lecce.
Voglia il Sindaco spiegare con esattezza a tutti i leccesi quanto sta accadendo e come mai ha deciso di rinunciare al 66% degli introiti dovuti dall’azienda spagnola alle casse comunali attraverso la completa applicazione dell’istituto della monetizzazione degli standard urbanistici che ha come scopo quello di creare spazi pubblici più fruibili e vantaggiosi per la collettività.