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Oss, la Cgil attacca: “Innescata una guera tra poveri”

LECCE – Con il bando pubblicato ieri da Sanitaservice si apre uno spiraglio per 36 Operatori socio-sanitari “defenestrati” ad aprile dalla Asl di Lecce per far posto ad altri precari idonei nella graduatoria di Foggia. La selezione è riservata agli Oss che hanno affrontato le prime due ondate Covid ancora in forza alla Asl al 18 aprile 2021: in ballo un contratto a tempo determinato di 5 mesi. Ma solo per 36 unità (3 per ogni hub vaccinale) su 150. Secondo Floriano Polimeno, segretario provinciale della Fp Cgil Lecce, è solo “un irrisorio contentino. Sanitaservice, Asl e Regione hanno scelto di innescare una guerra tra poveri, quando invece la soluzione più logica e capace di dare risposte ad una platea di oltre 150 operatori è stata scartata”, dice. “Ancora oggi è possibile, volendo, porre rimedio assumendo seguendo l’esempio di quanto fatto nelle Asl di Brindisi e della Bat. Altrove infatti le aziende sanitarie assumono e danno risposte a pazienti e lavoratori tramite le loro partecipate; qui a Lecce si preferisce dividere il personale e creare precariato”.

La storia

Ad aprile scorso, la decisione della Regione Puglia di scorrere la graduatoria del concorso Oss di Foggia anche nelle altre province pugliesi, assegnando agli idonei contratti precari e non stabili, provocò una forte mobilitazione del personale, con manifestazioni e presidi, e dei sindacati. Questi ultimi in particolare hanno sottolineato più volte l’illogicità del provvedimento perché contrario alla normativa: “Un precario cessa di essere tale se viene stabilizzato o se viene sostituito da un avente diritto con contratto a tempo indeterminato”, spiega Polimeno. “Se al posto degli Oss precari della Asl di Lecce fossero arrivati Oss a tempo indeterminato provenienti dalla graduatoria di Foggia, non ci sarebbe stato nulla da eccepire. La scelta della Regione invece sostituiva personale precario con altro personale precario con contratto di pochi mesi”. Dopo settimane di presidio permanente, la task force regionale per il lavoro si è attivato, con una serie di riunioni, visto che c’era anche da risolvere la medesima situazione anche nelle Asl di Brindisi e Bat.

Distinguo
“Le scelte messe in campo dalla Asl e dalla Regione discriminano i lavoratori salentini”, dice il sindacalista. In effetti a Brindisi gli Oss sono stati assunti in un’azienda multiservizi con contratto a tempo indeterminato, con l’accordo di essere internalizzati in Sanitaservice dopo tre anni. Nella Bat addirittura tutti gli Oss mandati a casa ad aprile sono stati reclutati direttamente nella Sanitaservice con la regia della task force regionale. “A Lecce invece la montagna di mobilitazioni, proteste, incontri ha partorito il topolino”, continua Polimeno. Dei 150 “espulsi”, 24 lavoratori che avevano maturato i requisiti per la stabilizzazione (ex Legge Madia) hanno ottenuto giustizia solo attraverso il ricorso al giudice la lavoro: in seguito alla sentenza, a partire dal 16 agosto saranno stabilizzati. Gli altri 126 si azzufferanno per accaparrarsi i 36 posti nella selezione bandita da Sanitaservice, per ottenere un contratto di 5 mesi. “Stigmatizziamo il comportamento di Regione, Asl e Sanitaservice. Le soluzioni per salvare anche gli altri 90 posti di lavoro, come dimostrano i casi di Brindisi e della Bat, ci sarebbero state anche a Lecce”.

Proposta
“I neoassunti andranno a lavorare negli hub vaccinali. C’è però una platea di Oss che oggi si occupa del pre-triage davanti ad ospedali e distretti. Forze che vengono sottratte ai reparti ed ai pazienti. La Asl potrebbe spostare questi Oss nei reparti, specie in quelli in sofferenza a Gallipoli, Casarano, Scorrano e Galatina, per poi dare lavoro ai colleghi estromessi ad aprile. Sarebbe una soluzione capace di offrire una via d’uscita alla soluzione pasticciata che hanno trovato le istituzioni, Regione in primis; una decisione che ha creato solo malcontento tra i lavoratori, ma anche lo sdegno della Fp Cgil per le differenze di trattamento. È parso come se si sia voluto punire il personale di Lecce, che pure ha affrontato due ondate della pandemia con tanti operatori finiti loro stessi in terapia intensiva per Covid. Come si sia passati dalla retorica dell’eroismo e delle promesse di assunzione alla punizione è davvero incomprensibile”, conclude il segretario della Fp Cgil Lecce.