Nato come un momento di analisi, all’interno dell’Associazione Prossima, per riflettere sul complesso rapporto tra immigrati e residenti in alcune zone di Lecce, come ad esempio Piazzetta Rodi, Via Duca degli Abruzzi e Piazza d’Italia, ben presto è diventato occasione di riflessione sui molteplici contesti legati al disagio sociale nell’area urbana.
Grazie all’incontro e al confronto con persone e associazioni che quotidianamente lavorano per arginare il disagio sociale e che conoscono da tempo le condizioni di sofferenza e marginalizzazione in cui si trovano a vivere uomini e donne della nostra città, abbiamo compreso innanzitutto che il problema non riguarda soltanto gli immigrati, ma che anche un numero consistente di soggetti fragili di nazionalità italiana che vivono un rapporto complesso con la città.
Con il prezioso contributo delle associazioni presenti presso il centro Dunya ( Coperativa sociale Arci Lecce e Sportello Arci Insieme), si è costituito un gruppo informale che ha avvicinato nel corso degli incontri l’Imam Saiffedine Maaroufi, la comunità di Sant’Egidio, l’opera Frati e Soru, il centro multiculturale Etnos e alcuni rappresentanti di associazioni di residenti stranieri con lo scopo di capire insieme cosa succede in determinate zone della città, perché succede, chi sono le persone coinvolte e come si può intervenire.
Il confronto ha fatto emergere e comprendere le varie dimensioni in cui si muove il cittadino italiano senza reddito, l’immigrato, il tossicodipendente: mondi fatti di solitudine, di sofferenza, vissuti ai margini di una Lecce spesso troppo narcisista e “turismo-centrica” per accorgersi di loro.
Sul territorio ci sono attori, istituzionali e non, che cercano di dare risposte alle situazioni di fragilità, ma dal confronto avuto nel corso delle settimane è emerso che spesso sono risposte non coordinate e le energie investite non sempre vengono fatte convergere, con una conseguente mancata ottimizzazione delle risorse.
Occorrerebbe una regia istituzionale che permetta di mettere a sistema tutte le risorse umane e materiali oggi disponibili e proponga soluzioni per quelle carenze sostanziali che sono determinanti per garantire la tenuta del tessuto sociale cittadino.
Ripensare la distribuzione dei servizi mensa presenti sul territorio, dei punti di accoglienza, dei servizi igienici (la cui distribuzione e funzionamento in città è essenziale anche per i turisti), degli alloggi, creare una rete di relazioni e di contatti con i patronati, con i mediatori culturali e i centri per l’impiego è essenziale per abbattere la marginalizzazione.
Il gruppo, che si è ribattezzato “Cordata per la solidarietà”, intende nelle prossime settimane estendere a tutti gli interessati il confronto su questa tematica e chiedere all’amministrazione comunale un confronto aperto e costruttivo.
Tutti coloro che sono interessati a contribuire alla discussione possono contattare cordata@pugliaprossima.it