RAVENNA – Lo ricoverano per un intervento di routine, per risolvere le sue cervicalgie, viene colto da un infarto da “stress operatorio” che sembra aver superato, ma in pochi giorni muore improvvisamente, a soli 56 anni. In seguito all’esposto presentato dai familiari della vittima, che sono assistiti da Studio3A-Valore S.p.A., il pubblico ministero della Procura di Ravenna, dott.ssa Angela Scorza, ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo per il decesso in circostanze tutte da chiarire di un paziente di soli 56 anni, Giovanni De Vitis, residente a Lecce: decesso avvenuto il 24 maggio 2021 presso la clinica Maria Cecilia Hospital, a Cotignola, nel Ravennate.
Il sostituto procuratore, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati i due medici della struttura che hanno operato il cinquantaseienne: S. C., residente a Roma, neurochirurgo, e P. S., di Imola, cardiologo. La dottoressa Scorza ha infine disposto la perizia autoptica che sarà determinante per chiarire le cause della morte.
Giovanni De Vitis il 16 maggio era partito da Lecce alla volta della clinica Maria Cecilia Hospital dove opera il dott. S. C., specialista in Neurochirurgia di fama che ha lavorato a lungo anche a Lecce e che lo aveva quindi seguito nelle sue problematiche legate alla cervicalgia causata da varie ernie, per essere da questi operato: un intervento chirurgico programmato da tempo. L’operazione è stata effettuata nel pomeriggio del 20 maggio, ma qualcosa deve essere andato storto: il medico stesso ha avvisato la moglie del paziente che si erano verificate delle complicazioni.
L’indomani il paziente è uscito dalla terapia intensiva, ma ai familiari, che potevano sentirlo solo per telefono, in particolare alla moglie, alla sorella e a una nipote, ha riferito di non sentirsi per niente bene lamentando insensibilità alle gambe e forti dolori alla schiena, a cui si erano presto aggiunte anche algie al braccio destro e allo stomaco. Sta di fatto che nella notte tra il 21 e il 22 maggio De Vitis è stato colpito da un infarto e ha subìto un intervento urgente di angioplastica, venendo quindi ricoverato nella terapia intensiva del reparto di Cardiologia della stessa clinica. Un infarto dovuto, a quanto avrebbe riferito ai congiunti del paziente un medico della Cardiologia, a uno “stress operatorio” collegato al primo intervento. Lo stesso dottore ha inoltre informato i familiari che l’operazione era stata eseguita ad una sola coronaria consigliando di intervenire anche sull’altra, che pure non era in buone condizioni, ma senza dare carattere d’urgenza a questa ulteriore angioplastica, a cui si sarebbe potuto sottoporre anche a Lecce, una volta dimesso e tornato a casa.
Il peggio pareva passato, tanto che il 23 maggio il cinquantaseienne è uscito dalla terapia intensiva cardiologica ed è stato trasferito in corsia. Ma De Vitis ha continuato a stare male e non ha nascosto le sue preoccupazioni per il proprio stato di salute ai parenti che gli hanno telefonato, accusando forti dolori e gonfiore all’addome: gli era anche salita la febbre e, dopo che gli era stato applicato il catetere, presentava una notevole fuoriuscita di sangue nelle urine. E infatti in serata ha riferito alla sorella che i medici, contrariamente alle indicazioni iniziali, erano decisi a operarlo anche all’altra coronaria. Ma non c’è stato il tempo, nel primo pomeriggio di lunedì 24 maggio la moglie del cinquantaseienne ha ricevuto dall’ospedale la telefonata shock che gli comunicava il decesso del marito.
Una notizia che ha ovviamente sconvolto i suoi familiari, i quali non riescono tuttora a capacitarsi di cosa possa essere successo. Di qui la loro decisione di rivolgersi appunto agli esperti di Studio3A per essere assistiti e di presentare denuncia querela presso la stazione dei carabinieri di Lecce esponendo i fatti e chiedendo all’autorità giudiziaria di acquisire tutta la documentazione clinica ed eventualmente di disporre l’esame autoptico e tutti gli accertamenti ritenuti necessari per chiarire la cause della morte ed appurare eventuali responsabilità da parte dei sanitari che hanno avuto in cura il loro caro. Richieste riscontrate dalla Procura di Ravenna competente per territorio, con l’apertura di un fascicolo e gli atti conseguenti che si spera possano fare al più presto piena luce su questa tragedia.