CAVALLINO – I negozi del centro commerciale di Cavallino, del Gruppo Klèpierre, martedì 11 maggio abbasseranno le saracinesche, simbolicamente, per alcuni minuti, aderendo alla protesta nazionale “Chiudiamo perché vogliamo aprire”. Saranno 30.000 le attività e i supermercati di tutta Italia a chiedere la riapertura immediata nei fine settimana. L’iniziativa è promossa dalle associazioni del commercio Associazione Nazionale Cooperative Dettaglianti-Conad, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali (Cncc) e Federdistribuzione.
Verrà data voce ai 780.00 lavoratori delle 1.300 strutture commerciali integrate del nostro Paese che da un anno vivono in un clima di forte incertezza. Le misure restrittive decise dal Governo, da oltre 6 mesi, impongono la chiusura dei negozi nei giorni festivi e prefestivi, impedendo a migliaia di esercizi di lavorare proprio nei giorni della settimana più proficui in termini di ricavi e fatturato.
Il Centro Commerciale di Cavallino è un punto di riferimento economico e un presidio occupazionale strategico a livello territoriale, con in suoi 28 negozi gestiti in buona parte da imprenditori locali e un indotto che garantisce 700 posti di lavoro. Il polo commerciale conta 3,5 milioni di visitatori l’anno. “Una vera e propria piazza urbana – ha spiegato il direttore del Centro Antonio Giannone – destinazione ideale non solo per lo shopping ma anche per le attività di ristorazione e leisure, nonché per i molteplici servizi rivolti alla cittadinanza. Il tutto condotto con i più elevati standard di sicurezza. Alla manifestazione di protesta ha aderito la maggior parte dei negozi del nostro Centro”.
La manifestazione dei lavoratori e degli imprenditori dei centri commerciali, vuole essere anche occasione per ribadire come, sin dall’inizio della pandemia, siano stati adottati i più rigorosi protocolli anti Covid. All’interno delle aree commerciali non sono stati mai registrati casi di focolai d’infezione.
Le Associazioni del commercio coinvolte auspicano di poter avere dalle Istituzioni risposte certe e tempestive, per rimettere in moto un comparto tra i più danneggiati dalla crisi, che continua a operare solo parzialmente e senza una chiara prospettiva di ripresa.