A volte ritornano, per fortuna. Tre “cervelli” salentini hanno deciso di compiere il percorso inverso tornando nella loro amata terra dopo aver fatto esperienze importanti e raccolto successi signfiicativi lontano dal Salento. Mentre a livello nazionale si cerca di trovare i giusti incentivi per favorire il rientro di soggetti con alte qualifiche e specializzazioni per favorire lo sviluppo tecnologico, scientifico e culturale del Paese, capita a volte che qualcuno di loro sceglie autonomamente di far rientro nella terra natia, generando una certa fiduciosa e ottimistica controtendenza.
Tre giovani talenti, tre medici specialisti, dopo anni di formazione e lavoro al Nord e all’estero, fanno ritorno nel Salento per mettere al servizio della sanità e della comunità pugliese le loro competenze. Sono Chiara Simeone, Dario Fina, entrambi specialisti in cardiologia, e Marco Albanese, specialista in anestesia. Oggi prestano servizio presso Città di Lecce Hospital, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research, nelle immediate vicinanze del capoluogo salentino.
Sono circa 2 milioni le persone che si sono trasferite al Centro Nord per lavoro, oltre 800 mila in dieci anni (Rapporto Svimez 2018). Un fenomeno, però, che, per effetto della pandemia, ha registrato di recente una evidente inversione di tendenza. È il grande successo del south working, declinazione dello smart working che coinvolge tutti coloro che appartengono al Sud Italia. Moltissimi fuori sede hanno colto l’occasione per rientrare nella propria regione e svolgere da lì la propria attività, riuscendo così a stare vicino a famiglia e affetti. È come se la pandemia avesse generato un’inversione delle migrazioni degli italiani che adesso dal Nord si spostano verso Sud.
Ma, in misura sempre crescente, oggi si identifica il south working anche come espressione della scelta di molti giovani professionisti di tornare nella regione di origine per mettere competenze, esperienze e know-how al servizio dei loro concittadini.
È il caso dei tre giovani medici specialisti della clinica leccese che, dopo anni di perfezionamento ed esperienza, hanno deciso di fare ritorno a casa dove potranno continuare a offrire prestazioni di alto livello avvalendosi di tecnologie diagnostiche e chirurgiche all’avanguardia che nulla hanno da invidiare a quelle presenti nelle strutture del Nord.
Tre storie diverse ma con un denominatore unico: probabilmente la dottoressa Simeone, il dottor Fina e il dottor Albanese hanno sempre saputo che prima o poi sarebbero tornati in Puglia. La pandemia e l’opportunità di lavorare in una struttura eccellente hanno semplicemente accelerato questo progetto di rientro.
“Andare a studiare lontano da casa è stata una scelta naturale. La curiosità, la voglia di viaggiare e di mettermi alla prova con esperienze stimolanti mi hanno portato lontano – racconta il dottor Dario Fina – Esperienze che mi hanno formato, come uomo e come professionista, perché dal confronto con culture e visioni diverse nascono occasioni di crescita ed idee innovative”.
A Città di Lecce Hospital il dottor Fina assiste i pazienti degenti in reparto Unità Coronarica ed esercita attività ambulatoriale, è attivo nell’ambito della ricerca grazie al proseguimento della collaborazione con l’Università di Maastricht in Olanda e ha contribuito a potenziare l’ambulatorio di Ecostress dedicato prevalentemente a pazienti affetti da patologia coronarica.
Stessa storia ed attuale presente professionale per la dottoressa Chiara Simeone cardiologa ed ecocardiografista che, dopo gli studi a Chieti, ha vissuto gli anni di formazione specialistica a Milano, lavorando nei principali poli ospedalieri del capoluogo Lombardo dove ha dedicato particolare attenzione al perfezionamento in ambito di Imaging cardiovascolare, alla gestione clinico-terapeutica e strumentale del malato cardiologico complesso in ambiente intensivistico e all’attività di ricerca soprattutto nel campo delle Cardiomiopatie e Canalopatie ad impronta genetica.
“Quando ho iniziato a lavorare a Città di Lecce Hospital, dopo circa 12 anni trascorsi tra Chieti e Milano – racconta la dottoressa – ho scoperto con stupore di esser parte di una squadra di giovani colleghi che, come me, provenivano da realtà diverse e che, dopo anni di esperienza professionale, lavorativa e di ricerca in altre regioni o all’estero, hanno deciso di riportare la loro expertise e il loro bagaglio professionale e culturale in questa Regione che tanto merita e tanto ha bisogno di professionisti giovani e volenterosi”.
Percorso analogo è quello che ha portato il dottor Marco Albanese, anestesista rianimatore, a fare ritorno in Puglia dopo 15 anni al Nord. “Le diverse esperienze formative fuori regione sono state fondamentali per la mia crescita umana e professionale – fa sapere la dottoressa – ma ad un certo punto ho sentito l’esigenza di mettere queste competenze acquisite al servizio della mia terra. Adesso lavoro nell’équipe di cardioanestesia, e mi divido tra la rianimazione post-cardiochirurgica e la sala operatoria. Contestualmente al mio arrivo a Città di Lecce Hospital, inoltre, è stato inaugurato un ambulatorio dedicato alla terapia del dolore, dove eseguo procedure infiltrative avanzate eco guidate con l’auspicio di iperspecializzarmi in procedure radioguidate in sala operatoria. Intanto, porto avanti attività di ricerca con l’Università di Ferrara e con un grande gruppo ospedaliero a Milano”.
Tre storie in controtendenza rispetto al fenomeno della fuga di cervelli, storie che raccontano la volontà di giovani professionisti di rafforzare, con le loro capacità, competenze ed entusiasmo, le eccellenze sanitarie del Sud Italia, per contribuire a fermare la migrazione di pazienti e di professionisti verso “l’altrove”.