FROSINONE – E’ un Corini diverso quello che parla con i giornalisti alla vigila di un’altra gara importante per i giallorossi. D’altronde i risultati sono come un toccasana, guariscono le ferite e ritemprano l’animo. E lui – passata la buriana – si è ripreso il “suo” Lecce. Le tre vittorie consecutive gli hanno dato forza e convinzione. Qualità che “Genio” è riuscito a trasmettere ai suoi ragazzi. “Mancano nove partite al termine del campionato. Andiamo a prenderci quello che vogliamo”. Più che una promessa appare quasi un grido di battaglia. Sa bene che i giallorossi non possono mollare proprio ora, sul più bello se vogliono centrare la promozione diretta in serie A.
“Siamo a un margine dal sogno”. Un sogno da accarezzare per trasformarlo in realtà. Musica per le orecchie dei tifosi e messaggi impliciti per Mancosu e compagni attesi domani ad una difficile gara allo “Stirpe” di Frosinone. “Scenderemo in campo con la voglia e la determinazione per portare a casa il massimo dei risultati”, afferma il tecnico bresciano.
Sulla formazione non si sbilancia: “I ragazzi la conoscono già. Sto verificando le energie a disposizione e la capacità di recupero da alcuni acciacchi”. Sarà la terza gara in sette giorni. Un toru de force che giocoforza necessita di un check-up psico fisico.
Per ottenere un risultato positivo in terra ciociara ci vorrà il miglior Lecce. Anche a Venezia – nonostante la buona gara – i giallorossi hanno evidenziato alcune lacune, soprattutto in difesa. Come in occasione della rete subita su angolo, anche se Corini parla di “casualità”. Altre disattenzioni potevano costare caro, basti pensare all’occasionissima avuta da Bocalon a inizio ripresa sventata miracolosamente da Gabriel. Insomma, su alcuni aspetti c’è ancora tanto da lavorare ma intanto – finalmente – questo Lecce è diventato una squadra. Si è visto al “Penzo”: meno possesso palla, pochi tocchi e maggiori verticalizzazioni. Rispetto al passato qualcosa è cambiato. Ma per Corini molto è dipeso dal fatto che il Lecce sia passato in vantaggio dopo una decina di minuti. “Un gol che ci ha consentito di giocare di rimessa. Il Venezia, infatti, è stato costretto ad uscire dal guscio e noi abbiamo avuto più spazi per verticalizzare e fare quindi meno possesso palla”.
E’ cambiato tuttavia l’atteggiamento in campo. Al di là degli uomini e degli schemi. Ed è cambiato pure il clima all’interno della squadra. Il ritiro prolungato non ha pesato sull’umore dei giocatori: “Hanno capito che per raggiungere una grande impresa è necessario fare qualche sacrificio e di tanto lavoro”.