“Ecco perchè diciamo no alle scorie nucleari in Puglia”
“Riteniamo, vista la conoscenza del territorio, di poter dettagliare al meglio il nostro no, che non è un no preconcetto, ma è un no assolutamente motivato rispetto a quella che è la nostra storia ma soprattutto rispetto a quello che è il futuro della Puglia”.
Ha concluso così il suo intervento il presidente di CON Emiliano, Gianfranco Lopane, nel corso della seduta congiunta della IV e V Commissione consiliare, convocata questa mattina per dialogare con l’assessore regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, sul tema del deposito delle scorie radioattive che potrebbe interessare tre Comuni pugliesi: Altamura, Gravina, Laterza. L’audizione era stata richiesta dai presidente delle due Commissioni, Paolicelli e Campo, e dai presidenti dei Gruppi consiliari Caracciolo, Stellato e lo stesso Lopane.
“Sono passi – ha detto il capogruppo Lopane – assolutamente fondamentali. I lavori della cabina di regia presieduta dal presidente Emiliano stanno andando avanti e sono stati istituiti i tavoli tematici che entreranno nel vivo delle questioni tecniche.
Come consiglieri è nostro compito dare alcune indicazioni su quelle che sono le prime, macroscopiche criticità che abbiamo colto dall’analisi del lavoro svolto da Sogin, in particolare sull’inidoneità di alcuni siti, quelli a cavallo tra la Puglia e la Basilicata. Ci sono delle lacune che non sono state per niente considerate e che dovranno far parte del dossier che la Regione Puglia, e spero anche gli altri enti, presenteranno all’attenzione del Governo.
Innanzitutto sulla geologia va approfondito lo studio del nostro territorio. Purtroppo ragioniamo su carte geologiche che sono datate, la stessa bibliografia degli studi Sogin è vecchia di 40/50 anni quindi non sappiamo come abbiano proceduto all’individuazione dei siti. Abbiamo inoltre evidenze territoriali che in queste zone sono assolutamente importanti e dovrebbero essere considerate. Un esempio su tutti: a cavallo tra Puglia e Basilicata sono in costruzioni parchi eolici, e allora perché non considerare gli studi che le ditte proponenti stanno facendo e quindi acquisire quelle informazioni per integrarle nelle nostre analisi? Verrebbe fuori in maniera evidente che quei territori hanno una falda superficiale a 4 metri e quindi si troverebbe acqua. Potremmo rappresentare le difficoltà che queste ditte stanno affrontando nel costruire i parchi eolici. Verrebbe fuori inoltre che quelle zone probabilmente sono importanti dal punto di vista archeologico. Sono in corso in questi giorni dei ritrovamenti risalenti a 4mila anni fa.
Questi sono temi importanti che non si capisce perché, sebbene menzionati tra i criteri di esclusione delle aree, per le nostre aree non sono stati presi in considerazione. Probabilmente lo studio non si è basato su informazioni sufficienti. Anche dal punto di vista idraulico i conti non tornano. Per esempio uno dei criteri di esclusione è proprio la presenza del reticolo idraulico e le carte a disposizione parlano di un reticolo presente, anche se secondario. Poi il capitolo infrastrutture: la zona non offre le reti viaria e ferroviaria necessarie per gli spostamenti.
Inoltre – ha sottolineato Lopane – c’è una situazione macroscopica che non è stata considerata: uno dei due siti a Laterza è spaccato a metà dal gasdotto Snam. Non si capisce come possa essere sfuggito questo particolare. L’altro sito è attraversato da elettrodotto su tralicci. Anche in questi casi una sommaria e superficiale conoscenza dei territori. La componente paesaggistica è poi sotto gli occhi di tutti: siamo su una ‘cerniera’ fra tre parchi. Non si può inoltre non pensare ai percorsi a piedi che in questi anni la Regione Puglia, insieme al Governo, ha voluto promuovere”.