BARI – Per dare piena attuazione alla diversificazione produttiva in area infetta, a cui sono destinati 25 milioni di euro dal Piano per la rigenerazione, è necessario autorizzare l’impianto di altre specie arboree, per non condannare le province di Lecce, Brindisi e Taranto alla monocultura dell’olivo e liberalizzare gli impianti di altre varietà di alberi da frutto come agrumi, pesco, albicocco, susino, mandorlo e ciliegio. E’ quanto ha chiesto Coldiretti Puglia, in una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura Pentassuglia e al capo Dipartimento Nardone, per sollecitare l’inserimento delle specie mancanti nell’elenco che la Regione Puglia si appresta ad inviare al Ministero delle Politiche Agricole per dare piena attuazione alla misura sulla ‘Riconversione verso altre colture’, prevista dal Piano per la rigenerazione del Salento da 300 milioni di euro.
“Dall’elenco di specie arboree possibili da impiantare, in alternativa all’olivo, abbiamo rilevato l’assenza di specie arboree di primaria importanza per il mondo agricolo e in grado di dare un avvio concreto alla riconversione del territorio colpito da Xylella fastidiosa”, afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
Secondo il Regolamento Comunitario del 14 agosto scorso – spiega Coldiretti Puglia – lo Stato membro può autorizzare l’impianto in zona infetta se le piante specificate appartengono a varietà che si sono dimostrate resistenti o tolleranti all’organismo nocivo, ad eccezione dell’area di contenimento, e ciò vale per mandorlo e ciliegio, mentre è possibile l’impianto se le piante specificate si siano dimostrate indenni all’organismo nocivo, in base ad attività di ricerca svolte almeno negli ultimi due anni e piantate nelle zone infette in cui si opera l’eradicazione, e ciò riguarda agrumi, il pesco, l’albicocco, il susino.
Il mandorlo e il ciliegio sono da tempo considerate resistenti e tolleranti – riferisce Coldiretti Puglia – in una misura almeno uguale, se non superiore, alle varietà di olivo resistenti (Leccino e FS17), per le quali è autorizzato l’impianto, secondo gli studi del Cnr di Bari, mentre gli agrumi, il pesco, l’albicocco ed il susino sono risultate indenni alla Xyllella fastdiosa sottospecie pauca da prove scientifiche del Cnr di Bari, già ampiamente validate nel 2016 e quindi anche prima dei due anni richiesti dal regolamento.
“Abbiamo chiesto, tra l’altro, su chiara indicazione degli agricoltori della provincia di Lecce – aggiunge il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni – di inserire nell’elenco delle colture arboree da frutto, oltre ad agrumi e prunus, anche avocado, mango, papaia, more, mirtilli e lamponi, oltre alle specie boschive, anche da reddito, al fine di prevedere degli interventi di carattere forestale, paesaggistico-ambientale, per le aree più marginali che già in passato erano associate a bosco o macchia mediterranea”.
Tutto ciò – aggiunge la Coldiretti – è utile a permettere il ripristino e la nuova creazione di riforestazione al servizio degli operatori e dell’indotto turistico sull’area infetta da Xylella che in Puglia ha colpito 8mila chilometri quadrati di territorio. In questo modo sarà possibile mettere in atto una gestione forestale sostenibile e certificata di area vasta i cui attori potranno essere, se opportunamente incentivati, i consorzi forestali capaci di organizzare e coordinare le proprietà private, pubbliche nonché demaniali.