LECCE – Sono 1408 gli incendi divampati nelle aree rurali della provincia di Lecce dal 15 giugno ad oggi, quasi 30 al giorno, complice il caldo e il vento che fanno andare in fiamme gli ulivi colpiti da Xylella, ormai completamente secchi, nelle campagne ormai in abbandono piene di sterpaglie. A darne notizia è la Coldiretti Puglia, sulla base del numero di interventi eseguiti dai Vigili del Fuoco di Lecce.
“Quanto sta accadendo in provincia di Lecce è un segnale grave – denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – perché oltre al patrimonio olivicolo drammaticamente compromesso, è incalcolabile il danno d’immagine in Salento con gravi ripercussioni anche sul turismo. Continuare a pensare che la Xylella sia un problema solo dell’agricoltura è la dimostrazione di una miopia di quanti ancora non prendono coscienza del danno arrecato dalla malattia a tutta l’economia salentina, dall’agricoltura al turismo, fino agli investimenti per l’indotto commerciale e artigianale legato all’agroalimentare e alla ricettività”.
Secondo la Coldiretti il paesaggio lunare del Salento, dove campeggiano ulivi ormai morti da anni, si sta trasformando nel girone dantesco dell’inferno, dove le fiamme divampano per colpa dell’abbandono in cui versano i campi pieni di sterpaglie e infestanti secche, riducendo gli ulivi in torce gigantesche.
“Per intervenire su un singolo albero andato a fuoco – aggiunge Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce – servono circa 300 litri d’acqua e la vastità e numerosità degli incendi non è gestibile con gli scarsi mezzi ordinari che vigili del fuoco e protezione civile hanno a disposizione. E’ una situazione fuori controllo. Gli agricoltori chiedono da anni interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite, dopo anni di annunci, promesse, rimpalli di responsabilità e la mancanza di impegni concreti per la ricostituzione del patrimonio olivicolo e agrario gravemente compromesso, anche attraverso una opportuna e tuttora bloccata diversificazione, perché il Salento non può essere condannato ad una monocultivar. A distanza di 6 anni dal primo ulivo infetto su cui è stata conclamata la presenza della malattia, gli agricoltori salentini sono ancora ingabbiati e abbandonati al loro destino e ogni giorno al danno si aggiunge un’altra beffa”.
La Xylella ha provocato effetti più disastrosi di un terremoto con ripercussioni drammatiche di natura produttiva, ambientale, economica, lavorativa, con esigenze di contenimento, di ricostruzione, di sostegno che vanno affrontate in maniera corale, rendendo i procedimenti fluidi e fruibili.