LECCE – All’indomani della riapertura delle cancellerie del Tribunale e del ritorno del lavoro anche in presenza, tornano a galla vecchie questioni. La Cgil prova a sgombrare il campo da “posizioni e pregiudizi che nei giorni scorsi sono apparsi sulla stampa locale”. Il riferimento è ad un’iniziativa pubblica che ha riunito i vertici dei consigli dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, Brindisi e Taranto insieme con gli organismi di rappresentanza nazionale e regionale dell’avvocatura, nel corso della quale il consigliere della Cassa Forense, l’avvocato Donato Salinari, “si è lanciato in uno scriteriato attacco al personale amministrativo del Tribunale, indicato come unico responsabile della paralisi dell’attività giudiziaria degli ultimi mesi. Il “vero problema” sarebbero le cancellerie, ossia i dipendenti che a dire dell’avvocato Salinari “non vogliono tornare a lavorare” e preferiscono lo “smart nulling”. Per questo motivo arriva a proporre la decurtazione degli stipendi e l’eliminazione di buoni pasto e straordinari”.
Una sortita che per forza di cose ha scatenato l’ira del sindacato, da sempre vicino ai lavoratori. “È il caso di precisare – si legge in una nota della Cgil – che il buono pasto da 7 euro spetta se si superano le 6 ore di lavoro giornaliere e che non è percepito da chi svolge lavoro agile. Quanto agli straordinari, il ricorso negli uffici giudiziari è già limitato ed è soprattutto “straordinario d’udienza”, percepito solitamente dopo circa 2 anni dalla effettuazione: ovviamente anche in questo caso, chi è in smart worling non ha diritto allo straordinario. Infine, passando alla decurtazione degli stipendi, giova ricordare all’avvocato Salinari che le retribuzioni degli stipendi non subiscono variazioni da decenni, che il contratto è scaduto e che le riqualificazioni non vengono fatte da oltre 25 anni. Le proposte “punitive” presentate improvvidamente dal consigliere della Cassa Forense, quindi, sono già somministrate ai lavoratori della giustizia, pur non avendo essi commesso il fatto!”.
E ancora: “L’avvocato Salinari dimentica che il lavoro agile come modalità ordinaria di lavoro, con un dpcm a firma di un “avvocato”, è stato imposto a tutti i dipendenti pubblici con una legge, accettata e condivisa dal Ministro della Giustizia, anch’egli “avvocato”. In realtà da quando è stato attivato il lavoro agile il personale amministrativo ha messo in pagamento 1 milione di provvedimenti per il gratuito patrocinio tra il 15 marzo e il 15 giugno (dato fornito da fonti del Ministero della Giustizia)”.
Insomma. secondo la Cgil l’avvocatura ha “sbagliato bersaglio: il personale giudiziario da anni lavora sottorganico, l’emergenza sanitaria ha solo reso più evidenti tutte le criticità di un sistema obsoleto. La battaglia sull’accentramento degli uffici giudiziari, sostenuta in passato proprio dalla Avvocatura, ha arrecato un serissimo danno sulla funzionalità del sistema giudiziario, così come la mancata piena informatizzazione non permette di lavorare da remoto, non solo a Lecce ma su tutto il territorio nazionale, se non per le notifiche penali e i programmi amministrativi. Non abbiamo ancora compreso quale colpa abbiano commesso i dipendenti della Giustizia, al punto da essere “puniti” ancora. Da mesi subiscono accuse, come queste apparse su quotidiani e social, presi di mira anche in maniera denigratoria malgrado siano stati anch’essi coinvolti in un’improvvisa metamorfosi del lavoro a seguito dell’emergenza sanitaria e delle norme emesse a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e fuori. Non hanno diretto potere decisionale, ma devono seguire leggi, protocolli, contratti, direttive, circolari che vengono impartite, a volte persino in contraddizione tra loro”.
Fp Cgil, Cisl Fp e Uilpa Uil avevano confermato in sede di confronto con il Coa di Lecce la necessità, condivisa peraltro dagli stessi rappresentanti massimi dell’Ordine, di moderare i toni “offensivi” di certi rappresentanti dell’avvocatura proprio per non alimentare inutili e sterili polemiche che non fanno bene a nessuno. “È singolare – affermnao ancor ai rappresentanti della Cgil – come le norme su lavoro agile, sicurezza, aggiornamento del Documento valutazione rischi debbano valere per i dipendenti (pubblici) dell’Ordine degli Avvocati di Lecce, ma non per i dipendenti di altri uffici, soprattutto i giudiziari. Contrariamente a quanto si afferma pubblicamente, ribadiamo che gli uffici giudiziari, al pari degli altri uffici pubblici, hanno continuato a lavorare anche nel periodo di picco del Covid, mentre tutti, avvocati compresi, erano a casa, rispettando quanto la legge imponeva. Di tutti i dipendenti pubblici, però, i giudiziari sono stati, è questo il paradosso, gli unici ad essere accusati di inefficienza!”
La Cgil registra inoltre con amarezza “la mancata presa di posizione della maggioranza dei capi degli uffici giudiziari e della dirigenza sulle accuse infamanti piovute sul personale giudiziario da loro diretto; hanno dimenticato di sottolineare che al personale è stato imposto di consumare le ferie e i vari permessi; che oltre il 25 per cento è assente dall’ufficio perché la legge prevede la tutela delle persone in stato di fragilità e maggiormente a rischio; che circa il 50 per cento è composto da personale che non è individuabile nella figura del cancelliere; che nel profilo dei funzionari e dei cancellieri ci sono le maggiori vacanze di organico a Lecce”.
“Non sono state le rivendicazioni sindacali a bloccare gli uffici giudiziari – conclude il sindacato – ma leggi dello Stato che hanno imposto, nelle fase emergenziale, a tutto il pubblico impiego questa organizzazione del lavoro. Siamo stanchi di dover sopportare un generalizzato atteggiamento antisindacale e dichiarazioni mai circostanziate contro i pubblici dipendenti, determinate dall’arroganza di giudicare le attività altrui, senza conoscerle”.