LECCE – Con la “Nuova Imu” e la prima rata da versare entro il 16 giugno, a Lecce-città il conto resta invariato: l’esborso medio per una “seconda casa” sarà di 621 euro, contro una spesa media nazionale di 535 euro. È quanto emerge dal Rapporto Imu 2020 sui capoluoghi di provincia, elaborato dal Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della Uil nazionale.
Il costo totale annuo per le famiglie leccesi, al saldo del prossimo dicembre, sarà quindi di 1.242 euro, superiore di 172 euro rispetto all’esborso medio nazionale (pari a 1.070 euro). Spesa che risulta tuttavia la più bassa in Puglia: a Bari, infatti, spenderanno in media 1.702 euro (851 euro per la rata di giugno), a Brindisi 1.344 euro (672 euro la prima rata), a Taranto 1.289 euro (645 euro la prima rata) e a Foggia 1.487 euro (744 euro la prima rata).
«Anche se gli importi sono gli stessi del 2019 – commenta Salvatore Giannetto, segretario generale Uil Lecce – avremmo preferito che sull’Imu il Governo avesse proceduto con il rinvio del pagamento dell’imposta per tutti i Comuni (solo alcuni, ad oggi, hanno prorogato la scadenza) in virtù dell’emergenza sanitaria e delle difficoltà economiche che, a seguito del lockdown, gravano oggi su tantissimi lavoratori, pensionati e sulle loro famiglie. Sarebbe stato sicuramente utile dare più respiro ai contribuenti, pur comprendendo l’esigenza di non privare i Comuni di una liquidità importante per erogare servizi essenziali che, mai come in questo momento, sono fondamentali».
Sempre secondo lo studio Uil, a Lecce-città si verserà in media 1.701 euro per l’acconto Imu sulle prime case di lusso (abitazioni signorili, ville, castelli), contro un costo medio nazionale di 1.305 euro. Chi possiede una seconda pertinenza dell’abitazione principale della stessa categoria catastale (cantine, garage, posti auto, tettoie), invece, pagherà in media 60 euro (35 per la cantina e 85 per box-posto auto). Anche in quest’ultimo caso, la spesa nel capoluogo salentino risulta superiore rispetto alla media nazionale che è pari a 55 euro, ma è la più bassa fra i capoluoghi di provincia pugliesi: a Bari si pagherà in media 87 euro, a Brindisi 58 euro, a Foggia 71 euro, a Taranto 61 euro.
Per quanto riguarda l’aliquota sulle seconde case, a Lecce, come a Massa e Venezia è all’11 per mille; a Roma, Milano, Ascoli, Brescia, Brindisi, Matera, Modena, Potenza, Rieti, Savona, Verona è all’11,4 per mille; a Macerata all’11,3 per mille; a Terni e Siena all’11,2 per mille; ad Agrigento al 10,9 per mille. Altre 72 città capoluogo, sempre sulle seconde case, applicano l’aliquota del 10,6 per mille tra cui Taranto, Torino, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Bari. In 12 città le aliquote sono sotto la soglia massima tra cui Cagliari, Como, Belluno, Gorizia. Secondo i risultati del rapporto, il costo maggiore in valore assoluto per una seconda casa si registra a Roma con 2.064 euro medi; a Milano, invece, si pagheranno 2.040 euro medi, a Bologna 2.038 euro, a Genova 1.775 euro e a Torino 1.745 euro. Valori più “contenuti”, invece, ad Asti con un costo medio di 580 euro, a Gorizia con 582 euro, a Catanzaro con 659 euro, a Crotone con 672 euro e a Sondrio con 674 euro.
«Come sindacato – sottolinea il segretario Uil Giannetto – abbiamo condiviso nella scorsa Legge di Bilancio la semplificazione delle tasse comunali sugli immobili con l’eliminazione della Tasi, ma crediamo sia giunto il momento, all’interno della riforma fiscale, di rimettere mano all’autonomia impositiva di Regioni, Province e Comuni. Al tempo stesso riteniamo necessaria la riforma del catasto per riportare equità nella tassazione sul mattone e, ovviamente, un potenziamento della lotta all’evasione fiscale sulla tassazione immobiliare».