La malavita è arrivata a controllare cinquemila locali della ristorazione con l’agroalimentare che è divenuto una delle aree prioritarie di investimento in Puglia. E’ l’allarme preoccupante che lancia la Coldiretti pugliese.
In Puglia risultano confiscate 219 aziende, di cui 135 in gestione all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati mentre 84 sono quelle “destinate”. Sul totale regionale, sono 31 a Bari, a Foggia a sorpresa sono appena 2, a Brindisi sono 24, a Taranto 17 e a Lecce 10. Nel primo semestre del 2018 – secondo la relazione della Dia – in Puglia sono state emesse 21 ordinanze interdittive nei confronti di aziende, risulta la quinta regione italiana.
“La criminalità organizzata – sottolinea la Coldiretti – approfittando della crisi economica, penetrano in modo massiccio e capillare nell’economia legale ricattando con l’usura o acquisendo direttamente o indirettamente gli esercizi ristorativi in Italia e all’estero. Un pericolo che è aumentato con la crisi di liquidità generata dall’emergenza coronavirus in molte strutture economiche che sono divenute piu’ vulnerabili ai ricatti e all’usura. Le operazioni delle Forze dell’Ordine svelano gli interessi delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare ed in modo specifico nella ristorazione nelle sue diverse forme. In questo modo la malavita si appropria di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma anche compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani e il valore del marchio Made in Italy.”
Dall’agricoltura all’allevamento, dalla distribuzione alimentare alla ristorazione, il volume d’affari complessivo annuale della criminalità nell’agroalimentare nazionale è salito a 24,5 miliardi di euro secondo la Coldiretti. “Gli ottimi risultati – afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare presentata dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, perché i contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori. L’innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolose le frodi agroalimentari che per questo vanno perseguite con un sistema punitivo più adeguato”.