BARI – In campagna non si fermano i furti di mezzi e attrezzi agricoli, con una recrudescenza negli ultimi giorni da Bari a Foggia, fino al Salento, dove le bande criminali si muovono indisturbate nelle aree rurali anche per i limiti alla movimentazione imposti che rendono strade e poderi meno frequentati. E’ quanto dichiara Coldiretti Puglia, che denuncia quanto il fenomeno della micro e macro criminalità nelle aree rurali pugliesi sia divenuto ancora più pressante e pericoloso per la stessa incolumità degli agricoltori.
“Le campagne sono in balia di gruppi della criminalità, agromafie che fanno il paio con le ecomafie, che non si fermano neppure davanti al momento di criticità causato dal diffondersi del Coronavirus che sta arrecando gravi danni alle aziende agricole e soprattutto agrituristiche, anzi si moltiplicano i fenomeni criminali con furti di mezzi e attrezzature, con un danno economico incalcolabile, fenomeni ancora più vili se si pensa alle condizioni di criticità che vivono le aziende agricole a causa del Covid-19”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
La Puglia è al terzo posto della classifica nazionale, con un livello di infiltrazione criminale pari all’1,31 – insiste Coldiretti – emerge, tra l’altro, come il fenomeno delle agromafie, nel corso degli ultimi anni, abbia accresciuto la propria intensità in particolar modo in Puglia, con Bari all’1,39%, Taranto all’1,30%, Barletta-Andria-Trani all’1,27%. La Puglia è una regione a forte vocazione agricola ed è per questo che il business delle agromafie è divenuto particolarmente appetibile.
Il fronte dell’illegalità è sempre più ampio e riguarda la proprietà fondiaria, le infrastrutture di servizio all’attività agricola e, non da ultime, le produzioni agricole ed agroalimentari. I reati contro il patrimonio – aggiunge Coldiretti Puglia – rappresentano la “porta di ingresso principale” della malavita organizzata e spicciola nella vita dell’imprenditore e nella regolare conduzione aziendale. Masserie, pozzi e strutture letteralmente depredate, chilometri e chilometri di fili di rame, letteralmente volatilizzati lasciano le imprese senza energia elettrica e possibilità di proseguire nelle quotidiane attività imprenditoriali, taglio di ceppi di uva e tiranti di tendoni, sono solo alcuni degli atti criminosi a danno degli agricoltori.
Con i classici strumenti dell’estorsione e dell’intimidazione le agromafie impongono i prezzi dei prodotti agricoli e la vendita di determinate produzioni agli esercizi commerciali che a volte, approfittando della crisi economica, arrivano a rilevare direttamente grazie alle disponibilità di capitali ottenuti da altre attività criminose. Non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocando l’imprenditoria onesta, ma – continua la Coldiretti – compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del marchio Made in Italy. I poteri criminali si “annidano” nel percorso che uva da vino, olio, frutta e verdura, carne e pesce, devono compiere per raggiungere le tavole degli italiani passando per alcuni grandi mercati di scambio fino alla grande distribuzione.
Capitolo a parte merita – conclude Coldiretti Puglia – il mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia’, a danno dell’imprenditoria agricola pugliese e dei consumatori.