“No, no, vi prego. Troppe volte sto sentendo questa parola. Eroi. No, io non mi sento un’eroina.
Faccio solo quello che faccio 365 giorni all’anno, da quasi 16 anni a questa parte.
E di questo, non gliene è mai fregato niente a nessuno. Anzi, sono stata umiliata, sputata, maltrattata, sgridata ed ingiuriata, tante volte, troppe. Mi hanno urlato in faccia che devo fare qualcosa, solo perché sono fortunata ad avere un posto fisso. Che devo fare il mio dovere peggio di un mulo e con la museruola alla bocca perché pagata dal contribuente, mio grande padrone, io umile serva. Ma ho resistito, grazie al sorriso di chi è sopravvissuto ad un intervento difficile.
Sono sopravvissuta io, con quel “grazie” che sembra medicina, in uno di quei tanti turni senza respiro.
Ed ora, proprio ora, che mi chiamiate eroina o meno, non ha più importanza. Ora che voi avete paura, che temete di arrivare sotto le mie mani, vi parate il culo. Ebbene, sappiate che anche io ho paura. Sono un semplice essere umano, con tutte le sue debolezze, e che con coraggio le ammette. Io ho paura. Forse più di tutti voi, ipocriti le cui coscienze sono state miracolosamente risvegliate dal Coronavirus. Non sono un eroina, né la sarò mai. Faccio il mio lavoro.
Bene, con cautela, con paranoica attenzione. E lo faccio perché io ho paura di portare a casa questo maledetto virus.
Lo faccio per me”.