LECCE – “Perchè non sono stati convocati i sindacati”? a chiederlo sono le segreterie di Cgil Uil e Cisl, venute a conoscenza di una riunione tenutasi il 25 marzo scorso, presso la Direzione Sanitaria di Asl Lecce, e dalla quale è stato redatto un verbale che disciplinerebbe le modalità di utilizzo dei Dpi per emergenza covid-19, all’interno della rete ospedaliera: “Non si comprende il motivo per il quale non siano state convocate le organizzazioni sindacali, considerato che sarebbero direttamente interessate alla tutela della salute dei circa 9000 dipendenti di ASL Lecce.”
I sindacati sottolineano come in vari presidi ospedalieri sia locali che nazionali si stia ripetutamente verificando l’insorgenza di casi di infezione da COVID 19 tra gli operatori sanitari (in Puglia rappresentano il 18% del totale dei contagi), determinati in primo luogo dalla non avvenuta consegna di idonei e adeguati Dpi, con il conseguente emergere di focolai intraospedalieri.
Per i sindacati, i dispositivi medici (es. maschere chirurgiche) e i dispositivi di protezione individuale (es. FFP2 e FFP3) sono da considerare tali solo se corrispondenti a specifiche norme tecniche, unico riferimento valido, a giustificazione del loro utilizzo efficace ed efficiente a proteggere dal contagio.
“Quanto riportato nelle indicazioni ISS del 14 marzo 2020 relativamente all’assimilabilità delle mascherine chirurgiche a dispositivi di protezione individuale delle vie respiratorie non trova alcuna corrispondenza scientifica e tecnica in quanto è noto che sono solo i dispositivi FFP2 e FFP3, o loro equivalenti, che proteggono dal contagio legato alla distanza.”
Non ritengono idonea l’assistenza da parte dei sanitari ai pazienti con mascherina chirurgica laddove i pazienti COVID+, in quanto ricoverati, presentano indubbiamente criteri clinici di instabilità che rendono necessaria ossigenoterapia anche ad alti flussi, aerosolterapia e ventilazione meccanica invasiva e non invasiva senza contare la naturale presenza di tosse nei pazienti stessi: il rischio non è accettabile in quanto è noto anche ai non professionisti che la mascherina chirurgica non protegge l’operatore dal contagio. “Peraltro, – si legge nella nota diffusa dalle segreterie- presso l’Ospedale Vito Fazzi da circa un mese sono centellinati anche guanti, mascherine chirurgiche e disinfettanti e spesso accade che non siano sufficienti per coprire un turno e per questa ragione il personale deve lavorare a mani nude.” E continua: “Preme anche segnalare la mancanza di percorsi “puliti” e “sporchi” all’interno dell’ospedale, e il sempre più frequente riscontro “occasionale” di pazienti covid positivi inopportunamente collocati in reparti “non covid “ per inefficacia delle schede di triage. Inoltre, Del tutto carente la pulizia dell’impianto di condizionamento intraospedaliero, anch’esso in linea teorica potrebbe contribuire alla diffusione del virus.”
“E’ necessario sottoporre i pazienti candidati a intervento chirurgico programmato (patologie oncologiche) a test per il covid 19, per evitare di mettere in pericolo tutto il personale della sala operatoria, considerato che è sguarnito delle opportune protezioni, nonché tutto il reparto di degenza, ivi inclusi i pazienti stessi. Con l’aumento esponenziale dei casi in Puglia tale fenomeno non può più essere considerato marginale, bensì ogni paziente deve necessariamente essere considerato come un possibile positivo per non ripetere gli errori tristemente noti avvenuti nelle strutture sanitarie della provincia di Bergamo.”
Inoltre i sindacati richiedono con urgenza di sotto di sottoporre a tampone covid-19 tutti gli operatori, della Asl Lecce, sia dipendenti pubblici che di sanitaservice.
Tutte queste riflessioni coincidono, con la nota della Regione Puglia n.264 del 27/3/2020 a firma del Prof Lopalco e del Dr. Montanaro, a differenza della nostra Asl che, pare voler prendere direzioni opposte .
La nota si conclude con un un monito “Ogni documento ufficiale, che tratta l’incolumità dei lavoratori, dovrebbe essere in primo luogo redatto con rigore scientifico e dovrebbe essere condiviso con le Organizzazioni Sindacali, specie laddove, l’unica cosa da tutelare è la salute dei cittadini, dei pazienti e dei dipendenti, provati questi ultimi fisicamente e psicologicamente dall’attuale emergenza ma soprattutto dall’incertezza di dover affrontare ogni turno lavorativo senza le adeguate protezioni.”