Una chiamata in piena notte al servizio di Continuità Assistenziale di un piccolo borgo dell’alto Salento, ha preso la forma di una scena tragicomica. Una lettrice di Salentolive24, che preferisce mantenere l’anonimato, ha contattato in nottata il medico di guardia: “Nonna ha cominciato a stare male, aveva una forte emesi ed era un po’ agitata. Ha 89 anni e alcuni problemi di salute pregressi. Non mi sentivo tranquilla”. Il medico di turno è stato subito informato della situazione, ha ricevuto una sufficiente anamnesi dell’anziana seguita dalla richiesta di intervento. “Vista l’emergenza sanitaria in corso, ho spiegato al medico che nonna non aveva alcun sintomo riconducibile al Covid-19. Niente febbre o difficoltà respiratorie, ma era da un’ora in preda al vomito e non riuscivo a farla stare meglio”. Annotate le informazioni preliminari, lo scrupoloso medico ha voluto sapere se l’anziana donna avesse avuto contatti con persone a rischio. “Gli ho spiegato che soltanto un paio di parenti stretti si occupano di darle assistenza e che osservano scrupolosamente la quarantena da diverse settimane, proprio per non esporla ad un possibile contagio”.
Comunicato l’indirizzo del domicilio della paziente, la signora ha nuovamente chiesto l’intervento del medico che per tutta risposta – fa sapere la signora che ha denunciato l’episodio – “ha chiesto la mia provenienza, dato il mio forte accento del nord, spiegandomi che per questo non è certo di poter visitare mia nonna. Sono rimasta esterrefatta e cercando di mantenere la calma, ho specificato che risiedo stabilmente nel Salento da molto tempo, ma che sì, ho vissuto molti anni al nord e non ho perso la cadenza”. Dopo un attimo di esitazione, l’operatore sanitario ha provato ad aggiustare il tiro attribuendo le forti perplessità all’ultimo esodo avvenuto dal Settentrione – soprattutto dalle zone con più alta incidenza di contagio – verso la Puglia e che se la signora al telefono rientrava nella casistica, la chiamata avrebbe dovuto essere dirottata al 118.
Fugato ogni timore il medico ha raggiunto l’abitazione dell’anziana donna in pochi minuti e ha assolto brillantemente il suo dovere, prestando le cure del caso e rassicurando i familiari sulle buone condizioni della nonnina. Nella tarda mattinata di oggi, la signora ha salutato i parenti al telefono e ha chiesto, scatenando ilarità fra tutti, di fare colazione.
Lo stato di pandemia confermato solo pochi giorni fa, chiaramente ha trovato impreparati tutti, anche il personale medico, ma sono tante le testimonianze degli enormi sacrifici a cui vengono sottoposti i medici in corsia e nei pronto soccorso di tutto il Paese. “Non voglio puntare il dito contro nessuno, mi rendo conto del forte stress e delle difficoltà subite dai sanitari in questo periodo. Vorrei porre l’attenzione su questo e su come non mantenere le disposizioni di sicurezza possa creare ancora più disagio”.
Esporre a rischio di contagio le persone più fragili non osservando la quarantena, spostarsi quando non necessario è pericoloso perché tende, tra l’altro, a fomentare paure e incertezze tra chi si occupa di prendersi cura degli altri. Un medico che non ha gli strumenti, anche emotivi, sufficienti per offrire un servizio adeguato, mette in pericolo tutti, anche se stesso. E questo non possiamo permettercelo.